Evolution never sTOPS!

A stylized 3D bust of a man.

𝙃𝙤𝙢𝙤 𝙣𝙚𝙖𝙣𝙙𝙚𝙧𝙩𝙝𝙖𝙡𝙚𝙣𝙨𝙞𝙨 e l'Uomo di Denisova erano meno sensibili agli odori rispetto alla nostra specie?

La variabilità dei recettori olfattivi nel genere Homo mostra come le diverse popolazioni umane si siano adattate in modo indipendente a differenti ambienti geografici, influenzando la sensibilità agli odori e i comportamenti ecologici ad essi associati.

L'UOMO DI DENISOVANEANDERTHAL: IL CRANIO

8/29/20252 min leggere

Dal punto di vista anatomico, la nostra specie e quella neanderthaliana differiscono molto e, se entriamo un pochino nei dettagli, si capisce che i 'famosi' 5 sensi (non sono proprio 5, ma questo è un altro discorso), come per esempio l'udito (vi allego nei commenti un vecchio post), differivano da specie a specie (in questo caso da gruppo a gruppo, visto che tiriamo in ballo anche il Denisova, di cui conosciamo perfettamente solo il genoma).

Beh, ora si aggiunge un'altra differenza legata all'olfatto, e a quanto pare la specie neanderthaliana sarebbe stata meno sensibile agli odori, e ciò sarebbe dovuto alla progressiva radiazione geografica della nostra specie.

Entriamo un pochino nei dettagli.
Gli autori dello studio hanno studiato circa 30 geni legati ai recettori olfattivi del nostro genere e ciò che ne consegue è che l'adattamento geografico dei cosiddetti 'esseri umani anatomicamente moderni' (ci si riferisce a tutti quegli individui antichi di Homo sapiens che presentano morfologie simili agli individui odierni) ha permesso lo sviluppo di notevoli capacità olfattive.

Insomma, i recettori olfattivi del genere Homo presentano una grande variabilità. Questo, in natura, non è una situazione così anomala, in quanto gruppi diversi di mammiferi presentano diversi recettori olfattivi che permettono di occupare nicchie alimentari diverse (anche perché sono adibiti alla ricezione degli odori alimentari).

Homo neanderthalensis, Homo sapiens e Denisova (che ricordo, non è una specie) si sono adattati in modo indipendente a un'ampia gamma di ambienti geografici e, in sostanza, agli odori alimentari associati ad essi. Come detto prima, sono state studiate antiche sequenze di DNA e sono stati analizzati, in vitro, circa una 30ina di geni legati ai recettori dell'odore del genere Homo.

Neanderthaliani e Denisova presentavano una sequenza del recettore olfattivo altamente conservata (non è cambiata molto nel corso del tempo), mentre nella nostra specie il discorso cambia, in quanto ci sono state variazioni nella sequenza e nella struttura delle proteine del recettore dell'odore. Ciò si traduce in una maggiore sensibilità nella ricezione e nella percezione del dolore.

Le varianti, quindi, hanno apportato cambiamenti minimi per ciò che concerne la funzionalità dei recettori dell'odore, ma questi piccoli cambiamenti ci hanno resi... un po' più sensibili a certi odori. Vediamo assieme alcuni punti:

  • In Homo neanderthalensis sono state rinvenute poche 'varianti' che in qualche modo disturbavano la sensibilità a certi odori. Infatti, le varianti neanderthaliane hanno mostrato una minore efficacia (di circa 3 volte rispetto alla nostra specie) per quanto riguarda la ricezione di odori di spezie piccanti, vegetali e floreali. Con molta probabilità, i bulbi olfattivi erano più piccoli rispetto a quelli della nostra specie;

  • Il Denisova presenta una condizione simile a quella neanderthaliana, ma era molto sensibile agli odori sulfurei e dolci (per esempio, a quelli del miele).

Insomma, la geografia ha svolto un ruolo fondamentale in questa storia, in quanto nelle varie popolazioni umane sono comparsi geni diversi che in certi contesti sono risultati essere vantaggiosi. E se si tratta di popolazioni numerose, come quelle legate alla nostra specie, la possibilità che possano comparire geni diversi (e varianti diverse) diventa un po' più alta.

Se poi ci mettiamo di mezzo vari meccanismi evolutivi, come la Selezione Naturale, che setacciano questi geni già comparsi precedentemente, potete ben capire che una specie come la nostra ha buone probabilità di presentare adattamenti diversi legati al contesto geografico.

Insomma, la variabilità dei recettori olfattivi nella nostra specie è probabilmente dovuta a un processo perlopiù casuale di deriva genetica (di isolamento).

Per concludere, possiamo tranquillamente dire che l'olfatto, e i tratti genetico-morfologici legati ad esso, ci permettono di capire a quale tipo di ambiente fosse adattata una certa specie, e quali fossero gli adattamenti ecologici locali.

Fonte: de March, C. A., Matsunami, H., Abe, M., Cobb, M., & Hoover, K. C. (2023). Genetic and functional odorant receptor variation in the Homo lineage. iScience, 26(1), 105908.