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Anche il Neanderthal aveva gusto...

Nuove evidenze suggeriscono che anche il Neanderthal possedeva un senso estetico, capace di apprezzare e creare bellezza.

NEANDERTHAL: ARTE E SOCIETÀ

9/28/20252 min leggere

“L’uomo del bello non è mai sazio” — cit. Iginio Massari

Mi è rimasta impressa questa frase sin da quando ho letto l’articolo che vi proporrò ora, in quanto l’uomo è capace di apprezzare la bellezza, che sia di un’altra persona o di un oggetto. Ma in realtà abbiamo sempre pensato che il “senso estetico” fosse una prerogativa della nostra specie. Tuttavia, nuove scoperte forse ribaltano la situazione, in quanto anche il Neanderthal aveva molto probabilmente un “senso estetico”. Ma andiamo con ordine.

In primis, l’articolo critica lo scetticismo dietro alla capacità estetica del Neanderthal, in quanto, come ben sapete, è stata una specie capace di pensare in modo astratto, di ideare e fabbricare il cosiddetto Modo 3 (p. es. aucheleano), di valutare attentamente le risorse circostanti e tanto altro.

Ma andiamo con ordine. Con capacità estetica ci si riferisce alla capacità di creare o apprezzare ciò che consideriamo bello, interessante o comunque significativo per ciò che concerne le nostre emozioni. È una funzione cognitiva che coinvolge vari aspetti, come per esempio riconoscere e apprezzare la bellezza, un certo suono o qualsiasi cosa evochi un senso di bellezza o di armonia, oppure costruire ed apprezzare dei manufatti artistici.

Nel contesto evolutivo e archeologico, la capacità estetica può essere vista come una componente cognitiva e culturale che ha avuto un ruolo nell'evoluzione delle specie umane e dei loro antenati. Ad esempio, nei Neanderthal, l'attribuzione di una capacità estetica implica che potessero creare o apprezzare oggetti o comportamenti con valore estetico, come ornamenti personali o arte rupestre, non solo funzionali ma anche simbolici e decorativi.

Alcuni sostengono che fossero in grado di apprezzare la bellezza, altri no. Infatti, per esempio, c’è stata la necessità di rivalutare alcuni reperti come gli artigli d’aquila di Krapina, che forse non servivano solo a scopo rituale ma anche per abbellimento. Quindi c’è da considerare che “la ricerca del bello” non sia solo una prerogativa del Sapiens, o anche solo del Neanderthal, ma di Homo in generale, anche perché Sapiens e Neanderthal potrebbero aver “ereditato” ciò dal loro antenato comune, e magari è una caratteristica molto più antica di quanto ipotizzato. O magari si tratta di convergenza evolutiva, e sia Sapiens che Neanderthal sono arrivati ad avere questa caratteristica comune senza averla necessariamente ereditata da un antenato.

La situazione si “complica” quando si parla di ornamenti e di arte rupestre, anche perché, come detto prima, entrambe le specie hanno prodotto pitture ed oggetti simbolici, e forse bisogna cominciare a capire se effettivamente un oggetto sia nato come ornamento o solo a scopo rituale. Inoltre, anche il Neanderthal faceva uso di pigmenti per abbellirsi, proprio come faceva il Sapiens. Anche qui: si tratta solo di ricerca del bello o era solo a scopo rituale? Studiando il Sapiens ci verrebbe da dire entrambe.

Forse il Neanderthal è stato sottovalutato: oltre ai vari luoghi comuni che tendono a “declassarlo”, anche le dimensioni ridotte della popolazione e l'isolamento dei gruppi potrebbero aver portato a una forma di espressione più personalizzata, e quindi a non considerare le varie espressioni artistiche come tali. Nel caso del Sapiens, invece, i gruppi erano più coesi, c’erano condivisioni dal punto di vista culturale, mentre la mancanza di coesione tra i gruppi neanderthaliani potrebbe spiegare quest’apparente scarsità di ornamenti personali con stili estetici più omogenei.

Senza contare che i pregiudizi non aiutano, e sicuramente nel corso degli anni ci siamo fatti sfuggire qualche reperto interessante.

Fonte testo: Meneganzin, A., Killin, A. Beyond reasonable doubt: reconsidering Neanderthal aesthetic capacity. Phenom Cogn Sci (2024).