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Decapitazioni del Triassico

I fossili in questione appartengono al genere ๐™๐™–๐™ฃ๐™ฎ๐™จ๐™ฉ๐™ง๐™ค๐™ฅ๐™๐™š๐™ช๐™จ e indicano che indicano che le teste sono state tranciate di netto da un morso.

DIAPSIDI: ECOLOGIA ED ETOLOGIA

9/23/20254 min leggere

Questi straordinari fossili appartengono al genere ๐™๐™–๐™ฃ๐™ฎ๐™จ๐™ฉ๐™ง๐™ค๐™ฅ๐™๐™š๐™ช๐™จ, vissuto circa 242 milioni di anni fa, nel Triassico. Era un animale dotato di un collo estremamente lungo che gli permetteva di pescare una moltitudine di pesci, ma presentava anche svariati punti deboli. I due fossili in questione appartengono a due individui esposti all'Universitร  di Zurigo, in Svizzera, rinvenuti nei lagerstรคtte marini del Triassico medio del Monte San Giorgio, e si tratta di crani completi a cui sono attaccate poche vertebre. Alcuni ricercatori pensavano si potesse trattare di una decapitazione, ma ora esistono prove un po' piรน concrete che indicano che le teste sono state tranciate di netto da un morso.

Questi animali potevano raggiungere i 6 metri di lunghezza, e buona parte di essa era occupata proprio dal collo, una regione anatomica che poteva arrivare a 3 metri di lunghezza ed era composta da ben 13 vertebre. Insomma, il collo era piรน lungo del tronco e della coda messi assieme. Esistevano molti animali dal collo lungo, come i famosi plesiosauri, e si tratta quindi di convergenza evolutiva, anche se i vecchi dati indicavano che questo collo sproporzionato non fosse adatto nรฉ al contesto acquatico nรฉ a quello terrestre. Infatti, precedentemente, i ricercatori pensavano che vivesse in prossimitร  della riva, immergendo il collo e catturando i pesci, un po' come fanno gli odierni uccelli. Ricerche piรน recenti, perรฒ, indicano che fosse invece adatto al contesto acquatico e probabilmente si trattava di un predatore attivo ed efficiente, dotato perรฒ di un grosso svantaggio: il collo, che lo rendeva sia un predatore che una preda. Questo perchรฉ le vertebre risultavano essere tra loro associate, o meglio "incastrate", tali da conferire al collo una rigiditร  che permetteva la cattura dei pesci tramite agguati, ma che al contempo lo rendeva un bersaglio facile.

La colonna vertebrale di questi fossili รจ composta solo dalle vertebre cervicali, che terminano con una vertebra rotta che presenta ancora le coste, o comunque tracce di esse. I morsi lasciati dal predatore presentano sulle vertebre fori, graffi e fratture che sono stati provocati quando gli animali erano ancora in vita e sono stati lasciati da un morso. Infatti, le fratture delle vertebre rotte, in entrambi gli esemplari, sono generalmente oblique e a spirale, e presentano superfici lisce, caratteristiche di fratture prodotte su ossa fresche, avvenute al momento della morte o subito dopo (fase perimortem). Esistono anche altre tracce di morsi che non sono allineate con quelle del morso che ha decapitato l'animale, indicando che la povera vittima รจ stata morsa precedentemente nella stessa regione della vertebra.

Per quanto riguarda il morso 'principale', su una vertebra รจ possibile notare due fori di denti che si aprono posteriormente, indicando che quello รจ il punto in cui si ruppe il collo; i graffi sulla superficie dell'osso si allargano all'indietro e verso l'alto. In sostanza, gli animali che uccisero il ๐™๐™–๐™ฃ๐™ฎ๐™จ๐™ฉ๐™ง๐™ค๐™ฅ๐™๐™š๐™ช๐™จ lo assalirono dall'alto e da dietro, con i denti che affondarono nel collo, tirandolo indietro, recidendo prima i muscoli e i legamenti e poi il collo stesso. Probabilmente, il morso fu dato due volte in rapida successione, con il morso finale che recise il collo. Questa tipologia di attacco ricorda quella dei coccodrilli, che mordono e poi rotolano o sbattono la preda da una parte all'altra.

Come detto prima, il collo era il punto debole di questi animali, poichรฉ non era costituito da molte vertebre compatte che, in qualche modo, avrebbero potuto resistere a morsi del genere. In questo caso, il collo รจ composto da poche vertebre molto allungate, il che rendeva questa struttura fragile. Inoltre, erano quasi completamente cave, a forma di tubo (in alcuni casi anche cilindriche) e, nonostante ciรฒ potesse essere vantaggioso in un contesto acquatico, con un collo lungo e leggero, lo stesso non si puรฒ dire per quanto riguarda i morsi o gli attacchi da parte di altri predatori. Non si sa quale 'rettile' possa essere stato l'artefice dei morsi, poichรฉ a quel tempo esistevano molte specie capaci di tranciare il collo di un ๐™๐™–๐™ฃ๐™ฎ๐™จ๐™ฉ๐™ง๐™ค๐™ฅ๐™๐™š๐™ช๐™จ, come ad esempio i plesiosauri o il Nothosaurus. La cosa certa, perรฒ, รจ che ci troviamo davanti a un evento raro che non รจ mai stato registrato in altri 'rettili' marini dal collo lungo, come il plesiosauro, forse proprio per via della diversa anatomia.

Si tratta di un vero e proprio attacco predatorio?

Sono molte le caratteristiche che supportano questa tesi e non quella dello scavenging, che dovrebbe presentare la disarticolazione delle ossa e la dispersione degli elementi ossei. La presenza delle coste relativamente intatte, tranne nelle porzioni associate al morso, e la presenza dei fori ben definiti lasciati dai denti, indicano comportamenti da predatori piuttosto che da spazzini. I predatori si nutrivano probabilmente della porzione posteriore del collo mozzato, in quanto avrebbe fornito una grande quantitร  di nutrienti, a differenza del collo e della piccola testa, che venivano abbandonati e non consumati.

In entrambe le specie di ๐™๐™–๐™ฃ๐™ฎ๐™จ๐™ฉ๐™ง๐™ค๐™ฅ๐™๐™š๐™ช๐™จ, le vertebre cervicali che vanno dalla 7 alla 10 sono le piรน lunghe e rappresentano proprio la parte centrale del collo. รˆ probabile che questa regione fosse il bersaglio ottimale per i predatori, sia perchรฉ รจ lontana dalla testa, sia perchรฉ, in prossimitร  del tronco, il collo risultava piรน muscoloso. Essendo molto fragile, il collo di ๐™๐™–๐™ฃ๐™ฎ๐™จ๐™ฉ๐™ง๐™ค๐™ฅ๐™๐™š๐™ช๐™จ richiedeva strategie per mitigare gli attacchi da parte di altri predatori; per questo motivo, probabilmente preferiva ambienti acquatici poco profondi e con visibilitร  limitata, massimizzando la strategia 'a imboscata', come citato in precedenza.

Fonte testo e immagine: Spiekman, S. N. F., & Mujal, E. (2023). Decapitation in the long-necked Triassic marine reptile Tanystropheus. Current Biology, 33(13), R708โ€“R709.