Evolution never sTOPS!

A woman and a man are posing together.

E' più probabile che nasca maschio o femmina?

E' una domanda che ci si pone spesso, e per certi versi questa ricerca ci fornisce qualche dato in più.

ANTROPOLOGIA FISICA: CURIOSITÀ E NOTIZIE

9/27/20252 min leggere

Il sesso di un individuo, maschile o femminile, come ben sapete, è determinato dalla combinazione dei cromosomi sessuali presenti sia nello spermatozoo che nell’ovulo della madre. Ma è interessante sapere che, nel corso dei secoli, sono state tramandate delle credenze basate su certe azioni che, in qualche modo, avrebbero influenzato il sesso del bambino.

Per esempio, per avere un figlio maschio o femmina bisognava assumere una certa posizione durante il concepimento. Oppure, se il rapporto sessuale avviene vicino all’ovulazione, si ha una maggiore probabilità di concepire un maschio, questo perché lo sperma (che porta il cromosoma Y) sarebbe più “veloce” a raggiungere l’ovulo. Per avere una figlia, invece, bisognerebbe avere un rapporto sessuale qualche giorno prima dell’ovulazione.

Ma, come ben sapete, si tratta di un fenomeno casuale, e non è possibile sapere quali e quante probabilità ci siano di avere un bambino con un dato sesso. Ma in parte c’è una piccola sorpresa.

Come indicato dallo studio In search of the genetic variants of human sex ratio at birth: was Fisher wrong about sex ratio evolution?, è stata identificata una variante genetica umana (rs144724107) che aumenta del 10% le probabilità di avere una figlia rispetto a un figlio maschio.

Questa variante si troverebbe vicino al gene ADAMTS14, coinvolto nella spermatogenesi e nella fertilizzazione. La variante è davvero rara, in quanto era presente solo nello 0,5% dei partecipanti (dati dal UK Biobank, ~500.000 soggetti). Ma non è finita qui: sono stati scoperti altri due geni che potenzialmente potrebbero essere coinvolti nel rapporto tra i sessi: RLF e KIF20B.

Questa ricerca è importante in quanto fornisce la prima evidenza chiara di una variante genetica che influenza il rapporto tra maschi e femmine alla nascita negli esseri umani, e sembra supportare, a detta dei ricercatori, la cosiddetta Fisher’s principle. Vediamolo brevemente:

Il Fisher’s principle (principio di Fisher), proposto dal genetista Ronald Fisher nel 1930, spiega perché in molte specie sessuate (inclusi gli esseri umani) i maschi e le femmine nascono in proporzioni circa uguali (1:1).

Quindi, se un sesso diventa meno comune nella popolazione, allora gli individui che producono più figli di quel sesso avranno un vantaggio riproduttivo, perché quei figli troveranno partner più facilmente e avranno più discendenti. Questo porta a un aumento della frequenza del sesso più raro, fino a ristabilire l'equilibrio 1:1.

Per esempio, se ci sono più femmine che maschi, allora avere figli maschi è un vantaggio (avranno più possibilità di riprodursi). Questo fa sì che i geni che favoriscono la nascita di maschi si diffondano di più e, alla lunga, si torna a un equilibrio 1:1 tra maschi e femmine.

La selezione naturale, secondo Fisher, tende a bilanciare il numero di maschi e femmine in una popolazione, e questa scoperta dimostra che mutazioni che influenzano il rapporto tra i sessi esistono, ma sono difficili da rilevare senza grandi campioni.

Fonte: Song, S., & Zhang, J. (2024). In search of the genetic variants of human sex ratio at birth: was Fisher wrong about sex ratio evolution? Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences.