Evolution never sTOPS!
E se vi dicessi che state facendo gli auguri al papà sbagliato, e che il nostro vero padre visse 200.000 anni fa circa?
Il cromosoma Y, trasmesso da padre in figlio, conserva mutazioni distintive che permettono di tracciare linee di discendenza maschile e studiare migrazioni e relazioni genetiche antiche tra popolazioni umane.
PILLOLE DI DNA ANTICO
Mattia Papàro
11/8/20242 min leggere
Facciamo un passo indietro. Molti di voi conosceranno la cosiddetta 'Eva mitocondriale' (vissuta tra i 200.000 e i 99.000 anni fa circa), la famosa donna da cui discenderebbero tutti gli esseri umani per via materna, questo perché il DNA mitocondriale si trasmette dalla madre ai figli, e questo ci permette di studiare parentele antiche e moderne, capire la migrazione di certi gruppi di specie, Homo sapiens compresa, e tante altre cose davvero fighe.
Un discorso simile si può fare con il cosiddetto 'Adamo cromosomico', o Adamo cromosomiale-Y.
In modo estremamente simile alla via materna, anche il cromosoma Y viene trasmesso dai padri ai figli. Quindi, da questo antico cromosoma Y, discendono tutti i cromosomi Y umani odierni.
Per entrare un pochettino nel dettaglio, vennero studiati 93 polimorfismi genetici scoperti nel cromosoma, in 1000 individui provenienti da tutto il mondo. Grazie a questi polimorfismi, è stato possibile stabilire un antenato più "recente", africano, vissuto 70.000 anni fa per poi risalire verso i 100-200 mila anni con un antenato più antico.
Lo so, non sapete cosa sono i polimorfismi, ed è anche un po' il mio dovere darvi una spiegazione, no?
In parole povere, molto povere, il motore principale che porta all'evoluzione biologica (che è sinonimo di cambiamento, e non di miglioramento) è la mutazione.
Queste mutazioni possono essere di diverso tipo, ma sostanzialmente in questo caso si parla di un gene modificato che può codificare per un altro carattere, oppure può non svolgere nessuna funzione. Abbiamo tantissimi geni che non svolgono nessuna funzione, ma risultano essere molto importanti (ora lo vedrete) in questi casi.
Per poter dire che una popolazione è cambiata, non basta che una data mutazione sia comparsa in un solo individuo, ma deve essere trasmessa e diventare più o meno frequente all'interno della popolazione (qui entrano in gioco i vari meccanismi evolutivi, come la selezione naturale, che "smistano" i vari geni) . È la popolazione che cambia, muta, non il singolo individuo.
Le mutazioni determinano la cosiddetta variabilità genetica, quindi ci aiutano a capire come mai determinati organismi siano differenti, quando vi è stata una divergenza tra questi organismi e perché sono differenti.
Quindi, si definisce polimorfico quando un dato gene all'interno di una popolazione (almeno nell'1%), dovuto a vari tipi di cambiamenti, presenta più di un allele che occupa lo stesso locus. Un allele indica le due forme di un gene(per esempio A e a, A e A, a e a. A qualcuno di voi verrà qualche incubo), e le stesse si trovano nella stessa posizione su ciascun cromosoma omologo (locus genico). Di conseguenza, si parla di polimorfismi quando sono presenti più alleli rispetto ai "soliti" 2.
Fonte: Underhill, P., Shen, P., Lin, A. et al. Y chromosome sequence variation and the history of human populations. Nat Genet 26, 358–361 (2000).


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