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Hai le gambe corte? Nessun problema, possiedi una locomozione efficiente

Le gambe corte sono un adattamento straordinario in quanto permettono, a chi le possiede, una locomozione efficiente.

𝘼𝙪𝙨𝙩𝙧𝙖𝙡𝙤𝙥𝙞𝙩𝙝𝙚𝙘𝙪𝙨 𝙖𝙛𝙖𝙧𝙚𝙣𝙨𝙞𝙨 - LOCOMOZIONEANTROPOLOGIA FISICA: GLI ARTI INFERIORI

8/23/20253 min leggere

Le gambe corte sono un adattamento straordinario in quanto permettono, a chi le possiede, una locomozione efficiente. Questo perché, e vale anche per gli ominini del passato, questa morfologia permette di fare passi più lunghi rispetto a un individuo che possiede una larghezza degli arti simile e un bacino più stretto.

Consente di ridurre il numero di passi per percorrere una data distanza a qualsiasi velocità, limitando le oscillazioni verticali nel centro di massa (potenzialmente 'costose' a livello energetico, sia durante una camminata che durante una corsa).

Bene, questo è il riassunto della ricerca del 2017 che potete trovare nei commenti, ma non ho potuto omettere dei passaggi e dei concetti fondamentali per capire questo studio. Quindi, se ti va di approfondire, inizia ora lo spiegone.

Gli ominini del passato, come le australopitecine, possedevano un bacino relativamente largo, ed uno dei tantissimi trend evolutivi che hanno caratterizzato l'evoluzione "umana" è la diminuzione della larghezza del bacino. Quello di Lucy (Australopithecus afarensis), per esempio, è molto largo ed è 'accoppiato' a arti inferiori relativamente corti.

Il ricercatore Rak, nel 1991, aveva affrontato una domanda particolare: gli individui con un bacino largo fanno passi più lunghi rispetto a quelli con un bacino più stretto? Secondo Rak, una grande ampiezza bi-acetabolare e un lungo collo femorale in piccole australopitecine con gambe corte, come Lucy, risultavano essere un adattamento straordinario in quanto avrebbero permesso a questi ominini un aumento del passo, senza esagerare con i movimenti verticali del centro di massa (che avrebbero potuto ridurre l'efficienza energetica della locomozione e aumentare le forze di reazione articolari).

I ricercatori dello studio indicano che, per una data velocità e per una data lunghezza dell'arto, un individuo dotato di un bacino più ampio fa effettivamente passi più lunghi. Naturalmente, nelle australopitecine un arto corto permetteva comunque di arrampicarsi sugli alberi, quindi i vantaggi adattativi sono molteplici, ma ciò non toglie che una larga ampiezza bi-acetabolare, almeno in alcuni ominini antichi che incominciarono a presentare arti inferiori più corti, avrebbe permesso a questi individui di mantenere un passo lungo per una certa quantità di tempo e, quindi, di migliorare l'efficienza locomotoria o la velocità (o entrambe le cose).

Nella ricerca del 2017, invece, non è stata trovata nessuna relazione tra l'ampiezza pelvica e la velocità a passo lungo degli individui, o comunque non è stata trovata nessuna correlazione tra queste morfologie larghe e la velocità e la frequenza del passo. Di conseguenza, l'aumento di velocità non è un vantaggio derivato da un bacino più ampio, forse perché la flessibilità della velocità e l'aumento dell'efficienza della lunghezza del passo, che consentono comunque a un individuo di coprire una certa distanza con meno passi a qualsiasi velocità, sono fattori molto importanti rispetto alla larghezza delle pelvi.

In secondo luogo, i ricercatori indicano che gli individui con un bacino più ampio avevano effettivamente un'escursione minore del centro di massa (all'altezza del sacrale) durante la deambulazione, e ciò era più evidente all'aumentare della lunghezza del passo. In sostanza, un individuo con un bacino relativamente più largo fa passi relativamente più lunghi, perché il sacro non si muove verticalmente, come accade con una persona con un bacino più stretto.

Riassumiamo brevemente i restanti punti:

  1. Gli individui con un bacino relativamente più largo, rispetto alla lunghezza degli arti, usano un grado minore di flessione ed estensione dell'anca rispetto a coloro che possiedono un bacino stretto;

  2. Più i passi sono lunghi, maggiormente ruota il bacino, quindi gli individui con gambe corte fanno passi più lunghi ed usano un grado maggiore di rotazione pelvica.

Sembra esserci una correlazione tra bacino ampio e passo lungo nelle australopitecine, mentre nello studio questa morfologia non è rilevante, e ciò potrebbe essere legato a vari fattori. Per esempio, la rotazione pelvica potrebbe essere determinata solo dalla lunghezza degli arti e del passo, indipendentemente dalla larghezza del bacino.

Ma, in un modo o nell'altro, i risultati supportano l'ipotesi che un individuo come Lucy, con gambe relativamente corte, avrebbe potuto fare passi più lunghi rispetto a un individuo con una larghezza degli arti simile e un bacino più stretto. Questo avrebbe permesso di ridurre il numero di passi per percorrere una data distanza a qualsiasi velocità, limitando oscillazioni verticali nel centro di massa (potenzialmente 'costose' a livello energetico, sia durante una camminata che durante una corsa).

In conclusione, possiamo dire che nella nostra specie gli individui con gambe più corte roteano maggiormente il bacino quando camminano, e questo movimento, per un qualsiasi ominino bipede, migliora l'efficienza locomotoria soprattutto quando si trasporta qualcosa o qualcuno (come nel caso delle madri con i bambini).

Fonte testo e immagine: Gruss, L. T., Gruss, R., & Schmitt, D. (2017). Pelvic breadth and locomotor kinematics in human evolution. The Anatomical Record, 300(3), 407–419.