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a close up of a blue and purple structure

I primi incroci Neanderthal-Sapiens avvennero 250.000 anni fa circa

I vecchi dati attestavano che i primi incroci avvennero circa 100.000 anni fa. Questa scoperta, invece, retrodata questo fenomeno biologico

OMININI: INCROCI E GENETICA

8/31/20253 min leggere

Beh, che dire, questa scoperta è molto interessante perché retrodata questo fenomeno biologico di ben 150.000 anni circa. Infatti, si ipotizzò che i primi incroci avvennero circa 100.000 anni fa in Medio Oriente, ma la retrodatazione fornisce molti spunti interessanti, soprattutto per quanto riguarda la comparsa della nostra specie in Africa e il relativo "Out of Africa". Vediamo un po' nel dettaglio la ricerca.

I dati genetici, per quanto riguarda le migrazioni e gli accoppiamenti inter e intraspecifici, sono un alleato fondamentale in Paleoantropologia. Essi, infatti, indicavano approssimativamente 100.000 anni come periodo nel quale avvennero i primi incroci tra queste 2 diverse specie, anche se nel 2016 venne pubblicata una ricerca nella quale si posticipava il primo evento a circa 75.000 anni fa. Tuttavia, questo paper pubblicato recentemente ha rivelato che un gruppo di Sapiens proveniente dall'Africa si incrociò con i Neanderthal in Eurasia circa 250.000 anni fa.

Siccome esiste un po' di confusione per quanto riguarda il concetto di specie biologica (e/o morfologica) e tutto ciò che concerne questo evento, dobbiamo riprendere un paio di termini: introgressione e inbreeding.

Inbreeding o inincrocio: Con questo termine noi indichiamo l'incrocio tra individui strettamente imparentati o consanguinei, e qui si verifica il primo "problema" per chi vuole a tutti i costi considerare il Neanderthal come una nostra sottospecie: il DNA mitocondriale delle due specie ci indica che non c'è stato in pratica nessun incrocio, mentre il DNA nucleare sì. Pertanto, considerando che il DNA mitocondriale viene trasmesso dalla sola madre ai figli (le figlie a loro volta lo possono trasmettere alle generazioni successive), questo potrebbe farci capire che l'accoppiamento poteva avvenire prevalentemente tra maschi Neanderthal e donne Sapiens, forse anche tra i sessi opposti ma in percentuale minore. Quindi da qui capiamo il punto centrale del discorso: l'inbreeding tra le due popolazioni era molto basso. Cioè, non c'era un continuo incrocio tra le due specie e viene stimato che in un arco temporale di 10.000 anni siano avvenuti appena 200-400 eventi di inbreeding (Fonte 2 e 3 che trovate nei commenti).

Introgressione: Come detto poc'anzi, queste due specie si sono sporadicamente accoppiate, questo perché potrebbero esserci state delle barriere riproduttive (come anche la distanza genetica tra le due popolazioni) che hanno limitato gli accoppiamenti. Quei pochi e rarissimi ibridi che nascevano, se fertili, si riproducevano con uno dei due parentali (non con il genitore, sia chiaro, ma con un altro individuo 'non ibrido' appartenente al lignaggio Sapiens o Neanderthal). Quindi, le popolazioni non si 'mischiavano' e non diventavano omogenee a livello genetico, ma un ibrido riaccoppiandosi con un parentale permetteva di "rubare" i geni dell'altra popolazione. Bene, grazie a questo fenomeno è stato possibile ‘rubare’ alcuni geni neanderthaliani (quel famoso 1-3% presente nelle popolazioni Eurasiatiche, e in percentuale minore anche in popolazioni africane): alcuni di questi hanno svolto un ruolo fenomenale per la nostra sopravvivenza, infatti ci hanno permesso di sopravvivere al freddo o a certi virus; altri ci espongono maggiormente a certe malattie (alcune ereditate proprio dal Neanderthal) come Lupus, Diabete di tipo II, il morbo di Dupuytren, ecc.

Ritorniamo alla ricerca
È stato confrontato il genoma di un Neanderthal vissuto circa 122.000 anni fa in Siberia (monti Altaj) con quello di 12 popolazioni odierne provenienti dall'Africa sub-sahariana, indicandoci che i primi incroci avvennero circa 250.000 anni fa. Il gruppo di esseri umani estinti era caratterizzato dalla presenza del 6% circa di genoma neanderthaliano, con alcuni di questi geni presenti in popolazioni sub-sahariane odierne, indicando in primis come la retro-migrazione in Africa fosse un fenomeno comune (il Sapiens faceva "avanti e indietro" dal continente).

Altri studi recenti (lo trovate nei commenti) indicavano che molte popolazioni africane odierne, grazie proprio a questi eventi retro-migratori, sono caratterizzate dalla presenza di geni neanderthaliani (fino allo 0,9% circa del loro genoma), mentre alcune popolazioni sub-sahariane (quelle studiate) arrivano persino fino all’1,5%. Una percentuale non dissimile da quella posseduta dalle popolazioni eurasiatiche.

Oltre a questo affascinantissimo aspetto, è stato scoperto che proprio grazie al fenomeno dell'introgressione, in entrambi i lignaggi, sono stati ereditati sia tratti deleteri che tratti del genoma non codificante (per proteine).

Nel Neanderthal studiato, infatti, la presenza di alcuni geni Sapiens in regioni non codificanti indica che le "nostre" varianti venivano perse attraverso meccanismi evolutivi quali la Selezione Naturale. Oltre al fatto che alcune di esse risultavano essere deleterie, soprattutto per quanto riguarda la forma fisica neanderthaliana.

Insomma, è un fenomeno che osserviamo tutt'ora negli umani odierni: alcuni geni neanderthaliani non svolgono nessuna funzione, altri ci aiutano in determinate situazioni (come nella resistenza al freddo), altri sono andati perduti, mentre altri sono legati ad alcune malattie. Proprio quest'ultimo indica che non necessariamente un gene "nuovo", introgresso, comporti certi benefici. Anzi, come ci insegna la biologia evolutiva, i geni raramente codificano singolarmente per un solo carattere, mentre è comune la "collaborazione" tra più geni.

Fonte testo: Chen, L., Wolf, A. B., Fu, W., Li, L., & Akey, J. M. (2020). Identifying and Interpreting Apparent Neanderthal Ancestry in African Individuals. Cell, 180(4), 677–687.e16.