Evolution never sTOPS!

a display case filled with shells and other items

Il Neanderthal collezionava fossili

Li collezionava, forse, per gioco o per bellezza o a scopi rituali.

NEANDERTHAL: ARTE E SOCIETÀ

9/27/20253 min leggere

Che il Neanderthal fosse una specie capace di pensare in modo astratto è ormai un dato di fatto, e continuano ad emergere nuove scoperte legate a questa sorta di “collezionismo” da parte del Neanderthal. Collezionava crani di animali, e non solo, come vedrete tra poco.

Ci troviamo nei pressi della grotta di Prado Vargas, vicino a Burgos, in Spagna, uno dei più importanti siti di interesse antropologico e paleontologico. Il sito è datato tra circa 39.800 e 54.600 anni fa (MIS 3). È caratterizzato da ghiaie e argille locali, e ciò denota che i fossili "collezionati" non sono stati trasportati da fiumi.

I reperti in questione sono 15 fossili marini datati al Cretacico superiore e attribuiti alle seguenti famiglie: Gryphaeidae, Pectinidae, Cardiidae, Pholadomyidae, Pleurotomariidae, Tylostomatidae, Diplopodiidae. Si tratta, in pratica, di bivalvi e gasteropodi (molluschi). Tutti questi fossili sono stati trovati nel sito, e uno di essi è stato utilizzato come percussore, uno strumento impiegato per scheggiare la pietra, cioè per staccare lame, schegge o schegge ritoccate da un nucleo litico. Gli altri fossili, invece, non mostrano alcun ritocco o segni di lavorazione.

Tralasciando il percussore, che comunque può essere stato utilizzato almeno una volta per la lavorazione, il fatto che tutti gli altri fossili non mostrino alcun segno indica che potrebbero aver assunto una funzione specifica, legata a qualche rituale o al “semplice” collezionismo. Infatti, la maggior parte dei fossili non era usata come utensile, senza contare che il luogo d’origine di questi fossili non è quello della grotta: sono stati portati intenzionalmente lì, perché, come detto prima, tutti gli altri reperti tipici del sito indicano che non vi è stato trasporto da parte dell’acqua o di altri agenti chimico-fisici. Si può trattare quindi di collezionismo intenzionale, legato a un comportamento astratto e simbolico.

Ma perché avrebbero fatto ciò?

Come detto prima, non è raro trovare oggetti collezionati dal Neanderthal, un comportamento che precede l’arrivo di Homo sapiens nella penisola iberica. Pertanto, o il “collezionismo” è stato insegnato dal Neanderthal al Sapiens, o si tratta di convergenza evolutiva, oppure l’antenato comune Neanderthal-Sapiens era già un assiduo collezionista.

Inoltre, anche il Neanderthal, essendo capace di pensare in modo astratto e dotato del “senso del gusto e del bello”, sarà stato incuriosito da queste forme e attratto dai loro colori. Questi fossili potrebbero quindi aver assunto un significato simbolico ed essere stati utilizzati magari in qualche rituale. Insomma, potenzialmente hanno assunto un valore magico-religioso, ma non lo possiamo sapere con certezza, in quanto sono molte le funzioni che potrebbero essere associate all’utilizzo di questi reperti: potrebbero essere una forma di identità e di attaccamento al territorio (ricordo); potevano essere utilizzati in giochi infantili o durante l’educazione dei figli; potevano essere stati un dono, scambiati magari con un altro oggetto che in qualche modo rappresentava lo status del padrone e/o del ricevente. Ma i ricercatori non escludono che potrebbero anche essere stati utilizzati come una sorta di reliquia, una “memoria ancestrale”.

Quello su cui puntano di più i ricercatori è l’ipotesi che siano stati utilizzati dai bambini, che si divertivano a collezionare questi reperti. Un po’ come fanno i bambini di oggi quando raccolgono conchiglie sulla battigia o in spiaggia. Infatti, negli esseri umani odierni, l’età del collezionismo compare tra i 3 e i 6 anni, si sviluppa fino ai 12 anni e poi può riemergere in età adulta. L’ipotesi più accreditata è che il comportamento di raccolta possa essere, in primis, antico, non esclusivo della nostra specie, e che possa essere iniziato dai giovani membri del gruppo. Esistono infatti molti ritrovamenti simili, come a Revadim (Israele), dove sono stati trovati manufatti che sono stati riciclati e conservati, probabilmente per motivi affettivi.

In conclusione, possiamo dire che questo comportamento simbolico è apparso ben prima di quanto ipotizzato, non era e non è esclusivo del Sapiens, e rafforza ulteriormente la capacità del Neanderthal di apprezzare oggetti e manufatti in base alla loro bellezza (il senso del bello).

Fonte: Navazo Ruiz, M., Benito-Calvo, A., Lozano-Francisco, M.C., et al. (2024). Were Neanderthals the First Collectors? First Evidence Recovered in Level 4 of the Prado Vargas Cave, Cornejo, Burgos and Spain. Quaternary, 7(4), 49.