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Il più antico ominino italiano
Il più antico ominino italiano è datato a 695,2 ± 6,2 e 614 ± 4 mila anni, e non godeva di una buona salute.
𝙃𝙤𝙢𝙤 𝙝𝙚𝙞𝙙𝙚𝙡𝙗𝙚𝙧𝙜𝙚𝙣𝙨𝙞𝙨: NOTIZIE E CURIOSITÀ
9/13/20253 min leggere
Nel famoso sito di Notarchirico (Venosa, Basilicata) venne scoperta nel 1985 una parte di un femore umano e, grazie agli scavi iniziati nel 2016, sono state aggiornate alcune informazioni del sito, soprattutto per quanto riguarda la datazione. Infatti, grazie alla datazione con metodo 40Ar/39Ar, il campione in questione risulta essere il più antico ominino della penisola italica, nonché uno dei più antichi del Pleistocene medio d’Europa. La stratigrafia di Venosa-Notarchirico indica che, tra 695,2 ± 6,2 e 614 ± 4 mila anni, il sito venne occupato ripetutamente per brevi periodi durante le fasi interglaciali e glaciali, tra l'evento interglaciale MIS 17 e l'evento glaciale MIS 16, coprendo un periodo di quasi 100.000 anni.
Ciò che salta all’occhio è la situazione patologica. I ricercatori sono riusciti a capire che il femore apparteneva a un giovane adolescente, forse prossimo all’età adulta, e la patologia sembra essere concomitante con la morte dell’individuo, o comunque l’individuo potrebbe essere vissuto per diverso tempo dopo la manifestazione di questa patologia. L’apposizione di nuovo osso sulla superficie corticale indica che la maggior parte dell’osso non è stata interessata da questa patologia. Tuttavia, essendo stato ritrovato solo una parte del femore, non si è riusciti a identificare il fattore scatenante della patologia, ma i ricercatori hanno cercato di restringere la lista di malattie o lesioni che stimolano malformazioni ossee. In questo caso, la risposta osteoblastica agli agenti patogeni ha portato alla crescita di un nuovo strato osseo (reazione periostale) che ha disturbato la normale formazione dell’osso corticale:
Disturbi circolatori/vascolari: la stasi venosa degli arti inferiori può esercitare una pressione sulla superficie ossea, comportando infiammazioni e stimolando la formazione di nuovo osso periostale. Tuttavia, il disturbo circolatorio non si è diffuso per tutta la diafisi, ma è limitato a una ristretta area.
Osteomielite ematogena: questa patologia si verifica a causa di un’infezione batterica che colpisce l’osso e il midollo, diffondendosi attraverso il sangue. La risposta immunologica influenza l’attività osteoblastica e osteoclastica, comportando così il progressivo sviluppo di strati ossei.
Tumore maligno, come l’osteosarcoma: in genere, il cancro può diffondersi dai tessuti molli alle ossa attraverso processi metastatici. L'osteosarcoma può generalmente produrre una risposta osteoblastica comportando la formazione di nuovo osso che coinvolge il periostio (solitamente in modo aggressivo).
Traumi: questi eventi possono colpire direttamente l’osso provocando fratture, o colpire i tessuti molli provocando lesioni o un ematoma. In entrambi i casi, si verificherà un processo emorragico sulla superficie esterna dell’osso.
Altre malattie potrebbero essere lo scorbuto, l’ipervitaminosi A, l'ipervascolarizzazione correlata a una risposta infiammatoria e altre patologie che i ricercatori hanno preso in considerazione. Tuttavia, la reazione periostale è ampia e non specifica, pertanto non è possibile trarre conclusioni definitive dal punto di vista patologico. Si può comunque affermare che l’individuo abbia convissuto con questa condizione per un certo periodo, più del tempo necessario affinché l’osso si “rimodellasse”, almeno una settimana per i traumi. Non è da escludere che possa essere morto a causa di una delle malattie elencate in precedenza, ma un’infiammazione cronica ha sicuramente influenzato gli ultimi periodi di vita di questo giovane.
Questo individuo, di cui è impossibile determinare il genere sessuale, appartiene a una specie arcaica e mostra differenze morfologiche rispetto al Neanderthal. Pertanto, si pensa che possa appartenere a un individuo di Homo heidelbergensis. Si tratta della diafisi di un femore destro privo dell’intera regione epifisaria, cioè della testa e del collo dell’osso, e presenta alcuni caratteri plesiomorfici condivisi con altri umani del Pleistocene medio: fossa ipotrocanterica ampia, cresta laterale pronunciata, sezione prossimale platimerica, forma della sezione trasversale subcircolare della diafisi mediana e cortecce spesse. È stata esclusa l’appartenenza al lignaggio del Neanderthal proprio per la distribuzione dell’osso corticale lungo la regione prossimale della diafisi, diversa da quella neanderthaliana.
Inoltre, i 15 strati del sito hanno restituito anche resti faunistici e litici che rappresentano la sequenza più estesa della frequentazione umana durante il MIS 17-16, almeno nell'Italia meridionale. Questo è un sito unico a livello europeo, in quanto vi è stato rinvenuto non solo il più antico osso di ominino della penisola italica, ma anche il più antico assemblaggio litico acheuleano, risalente a circa 680 mila anni fa.
Fonte testo e immagine: Ileana Micarelli, Simona Minozzi, Laura Rodriguez, Fabio di Vincenzo, Rebeca García-González, Valentina Giuffra, Robert R. Paine, José-Miguel Carretero, Gino Fornaciari, Marie-Hélène Moncel, Giorgio Manzi, The oldest fossil hominin from Italy: Reassessment of the femoral diaphysis from Venosa-Notarchirico in its Acheulean context, Quaternary Science Reviews, Volume 334, 2024, 108709, ISSN 0277-3791.


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