Evolution never sTOPS!
La comparsa dell’agricoltura e il passaggio dal Paleolitico al Neolitico non è stati un cambiamento rapido e lineare
Sono entrati in gioco tantissimi fattori durante questa transizione, eppure potrebbe non essere stata solo una "questione ambientale".
DAL PALEOLITICO AL NEOLITICO
9/25/20253 min leggere
La comparsa dell’agricoltura e il passaggio, in generale, dal Paleolitico al Neolitico (con il Mesolitico di mezzo) è forse uno degli aspetti più affascinanti dell’evoluzione umana, in quanto si tratta, per certi versi, di una rivoluzione quasi improvvisa. Questa grande transizione sarebbe avvenuta circa 12.000 anni fa, ma le ricerche degli ultimi 15 anni (almeno) retrodatano tante pratiche che noi spesso associamo al Neolitico, come la produzione di proto-farina, l’addomesticazione delle piante, ecc. Insomma, non si è trattato di un cambiamento rapido, lineare, ma di un insieme di fattori e innovazioni che sono comparsi nel Paleolitico e che man mano si sono affinati e “potenziati” nel Neolitico.
Ma ora c’è un altro aspetto affascinante, che sta alla base proprio di questo studio, che “sfida” la visione tradizionale secondo cui questo cambiamento sarebbe stato guidato principalmente da fattori ambientali (es. clima, risorse naturali, fertilità del suolo). Secondo i ricercatori, il passaggio all’agricoltura è stato influenzato in modo decisivo dalle interazioni tra gruppi umani, non solo da forze esterne. Per esempio, le popolazioni sono diventate più grandi, aumentando per esempio l’interazione e la dinamica tra cacciatori-raccoglitori e agricoltori, comportando così migrazioni, scambi culturali, ecc.
In questo studio è stato usato un approccio metodologico innovativo, in quanto è stato utilizzato un modello matematico ispirato alle interazioni predatore-preda, adattato però, in questo caso, alle dinamiche demografiche tra umani. Il modello è stato statisticamente calibrato usando dati archeologici, in particolare datazioni al radiocarbonio, per ricostruire le curve di crescita e distribuzione delle popolazioni nel tempo.
Vediamo quali sono i principali risultati:
I primi agricoltori non si limitarono a colonizzare territori, ma interagirono attivamente con i cacciatori-raccoglitori locali, influenzandone cultura e stili di vita. La diffusione dell’agricoltura avvenne sia via terra che via mare, e comportò competizione, assimilazione e mescolanza culturale.
Il modello predatore-preda, adattato alle relazioni umane, rivela schemi complessi di espansione demografica degli agricoltori, adattamento o estinzione locale dei gruppi di cacciatori-raccoglitori, migrazione e ibridazione culturale.
Insomma, gli esseri umani non si fecero travolgere dai cambiamenti ambientali, ma furono agenti attivi in questa grande trasformazione. Pertanto, il passaggio all’agricoltura va compreso, o meglio immaginato, come un processo dinamico e interattivo tra popolazioni, piuttosto che un’adozione graduale e unidirezionale di nuove tecnologie.
Ma vediamo assieme i risultati più interessanti di questa ricerca, sia sulle varie popolazioni studiate che sul metodo:
In Iberia, quindi in Spagna e Portogallo, la transizione è stata rapida, da cacciatori-raccoglitori a contadini, e ciò è avvenuto in circa 400 anni. Il declino dei cacciatori-raccoglitori coincide proprio con l’arrivo dell’agricoltura (5600–5500 cal BC). La crescita demografica dei contadini è stata bassa, ma sufficiente a sostituire la popolazione preesistente.
In Danimarca la transizione è stata molto più lunga: circa 600–800 anni. È stata caratterizzata da una maggiore mobilità interna dei contadini ed è stata registrata la mortalità (o migrazione) più alta dei contadini rispetto all’Iberia. Di conseguenza, deve esserci stata minore pressione nei confronti dei cacciatori-raccoglitori (transizione più lenta).
Giappone. La transizione è stata di circa 800 anni, iniziata attorno al 1000 cal BC, ed è stata caratterizzata da crescita lenta dei contadini. Qui assistiamo a un’alta mortalità dei cacciatori-raccoglitori. La sostituzione, infatti, è stata favorita nonostante la debole espansione agricola. Il ritardo nella diffusione del riso, per esempio, è stato causato dalle condizioni del suolo (impatto demografico rallentato).
Non tutte le transizioni agricole furono rapide o lineari. In alcune regioni, agricoltura e caccia convivevano per secoli.
I cacciatori-raccoglitori non “sparirono” subito. In molti casi resistettero a lungo, si adattarono o si assimilarono gradualmente.
L’agricoltura non era sempre un vantaggio netto. In Giappone, i contadini crescevano lentamente e non erano inizialmente dominanti.
Il contatto fra gruppi umani fu vario: pacifico, competitivo, migratorio, e in certi casi anche violento.
Gli strumenti matematici aiutano a capire la preistoria: modellare popolazioni umane ci aiuta a ricostruire il passato in modo più preciso, anche dove i dati archeologici sono frammentari.
Fonte: Cortell-Nicolau, A., Rivas, J., Crema, E. R., Shennan, S., García-Puchol, O., Kolář, J., Staniuk, R., & Timpson, A. (2025). Demographic interactions between the last hunter-gatherers and the first farmers. Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, 122(14), e2416221122.
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