Evolution never sTOPS!

La mano derivata delle australopitecine

Questa interessantissima ricerca si concentra sulla mano delle australopitecine, non proprio così arcaica a livello morfologico.

ANTROPOLOGIA FISICA: ARTI E DIMORFISMO SESSUALEIL GENERE 𝘼𝙪𝙨𝙩𝙧𝙖𝙡𝙤𝙥𝙞𝙩𝙝𝙚𝙘𝙪𝙨: NOTIZIE E CURIOSITÀ

10/26/20252 min leggere

Ciò che sta emergendo negli ultimi 15-20 anni è che, anche giustamente visto che l’evoluzione non è una scala e non si “migliora” man mano che si arriva all’uomo, anche le australopitecine usassero strumenti litici per strappare residui di carne o midollo dalle ossa, ed anche i nostri cugini “Paranthropus” sono caratterizzati da un buon numero di reperti litici. Ma grazie a questa ricerca ciò che emerge è che anche australopitecine più antiche, come Australopithecus afarensis, a cui appartiene la famosa Lucy, avrebbero potuto utilizzare strumenti litici.

Ma andiamo con ordine. Questa volta non entrano in gioco gli strumenti litici ma proprio le ossa della mano delle australopitecine, e ciò conferma anche a livello anatomico, e non solo archeologico, che utilizzare strumenti litici non è una prerogativa o una caratteristica del genere Homo (a dire il vero anche molte scimmie cappuccine utilizzano strumenti litici che potrebbero tranquillamente confondersi con i primi reperti litici comparsi nel record fossile).

Insomma, il succo del discorso è che Lucy e anche altre australopitecine più antiche di 3 milioni di anni avrebbero potuto potenzialmente creare (e non solo utilizzare) reperti litici. Qui entrano in gioco i muscoli della mano delle australopitecine, tre specie in questo caso, che suggeriscono che la mano era in grado di manipolare con una certa facilità gli strumenti litici. Ma andiamo con ordine: sono state studiate le entesi delle mani, punti in cui i tendini collegano i muscoli alle ossa, e in generale quando le articolazioni e i muscoli vengono utilizzati spesso in modo frequente diciamo che questi siti “ne risentono” e quindi rimane qualche traccia a livello osseo, e dalle ossa è proprio possibile notare queste alterazioni legate a specifiche ed abituali attività.

Tutte e tre le specie, infatti, erano in grado di utilizzare e manipolare correttamente gli oggetti. Già, per esempio, la specie più recente Australopithecus sediba, vissuta tra 1,95 e 1,78 milioni di anni fa, possedeva una mano molto simile a quella umana, e rispetto alle specie di Australopithecus più antiche come A. africanus, vissuto tra 3,7 e 3,4 milioni di anni fa, e A. afarensis, presentavano una mano sia con tratti arcaici che derivati.

Inutile dire che anche le cosiddette “scimmie antropomorfe” sono in grado di manipolare oggetti, ma comunque la loro anatomia limita la possibile destrezza proprio della mano. Infatti, nel caso di Homo sapiens è possibile notare elementi molto importanti che permettono di afferrare, destreggiare l’oggetto e di coordinare meglio la mano con movimenti più “delicati” e precisi, come un pizzicotto, o comunque maneggiare in modo più preciso reperti anche di piccole dimensioni.

Il primo di questi caratteri è il primo muscolo interosseo dorsale, che si trova nel palmo delle mani. Proprio questo muscolo permette di maneggiare con cautela gli oggetti di qualsiasi dimensione e questa funzionalità, negli antichi ominini, avrebbe potuto permettere di essere in grado di manipolare efficacemente gli oggetti, utensili compresi.

Il secondo carattere importante è proprio il mignolo, in quanto permette, come nel nostro caso, di aumentare le capacità nelle prese. E ominini come A. afarensis e A. sediba facevano probabilmente affidamento ai muscoli del mignolo per svolgere compiti che erano sicuramente importanti nella loro vita, come maneggiare gli utensili atti alla preparazione e alla macellazione della carne.

In un modo o nell’altro si può parlare di coevoluzione del mignolo e del pollice, in quanto la coordinazione di tutte e due le dita, e non solo di queste in modo separato, avrebbe permesso agli ominini di incominciare a gettare le basi della strumentazione litica, che poi man mano cambierà e diventerà sempre più efficiente, e ciò è sempre e comunque dovuto alla coevoluzione di pollice e mignolo.

In un modo o nell’altro è possibile quantificare le loro capacità anche perché qui sarebbero stati utili degli utensili, come per esempio quelli rinvenuti 3,3 milioni di anni fa nel famoso sito di Lomekwi, in Kenya, anche perché gli strumenti litici senza fossili è difficile attribuirli a una data specie.

Fonte: Kunze, J., Harvati, K., Hotz, G., & Karakostis, F. A. (2024). Humanlike manual activities in Australopithecus. Journal of Human Evolution, 196, 103591.