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satellite of water and land illustration

Out of Africa: nuovi corridoi tra Yemen e Iran

Quando il genere 𝙃𝙤𝙢𝙤 si è ritrovato letteralmente in un altro continente, inconsapevolmente, si pensava fosse passato esclusivamente nell'area compresa tra Egitto e Medio oriente. Eppure, potrebbero essere stati anche altri i "passaggi".

OUT OF AFRICA

9/3/20253 min leggere

Con il termine “Out of Africa” abbiamo sempre indicato quel fenomeno di dispersione e diffusione delle specie umane (e non solo!) fuori dal continente africano, e di conseguenza l’unica pista percorribile è stata quella che si trova a nord-est dell’Egitto.
In realtà, grazie ai ritrovamenti fossili e anche alla genetica, abbiamo capito che da quel pezzo di terra c’è stato un via vai continuo di popolazioni umane. Ma ciò che emerge da un nuovo studio è che, circa 84.000 anni fa, la nostra specie utilizzò un particolare “corridoio” collocato tra l’Etiopia e lo Yemen per raggiungere l’Eurasia. Oltrepassando il Mar Rosso, naturalmente!

Sarebbero esistiti, quindi, due differenti corridoi che hanno permesso la diffusione della nostra specie. Il primo è quello “a Nord”, quello classico e lussureggiante ricco di corsi d’acqua, mentre il secondo corridoio sarebbe stato più ostico (ma non impossibile) in quanto caratterizzato da savane e praterie durante l’ultima interglaciale.
I dati paleoidrologici indicano che l’Arabia e il Levante hanno svolto un ruolo importante per la dispersione degli ominini, in quanto erano al tempo zone caratterizzate da una grande quantità di bacini e risorse idriche, soprattutto grazie all’aumento delle precipitazioni. Questa situazione ha permesso, quindi, a un gran numero di specie (erbivori, carnivori, umani) di espandersi e di sopravvivere fuori dall’Africa attraverso questo “nuovo” corridoio.

L’attività umana è stata alimentata proprio dalla presenza di acqua, anche perché è emerso che le dispersioni fuori dall’Africa avvennero durante periodi nei quali aumentavano l’umidità e la quantità d’acqua dolce disponibile. Questo lo sappiamo grazie ai reperti litici rinvenuti in Arabia e associati a paleolaghi e a depositi di zone umide.
Va anche considerato che non necessariamente i passaggi avvenuti attraverso questo nuovo corridoio siano stati dei successi, in quanto è possibile che molte popolazioni non riuscirono ad oltrepassarlo, mentre altre ebbero fortuna e riuscirono a raggiungere certi luoghi dell’Arabia. Al contrario del passaggio a nord-est, dalla Penisola del Sinai per intenderci, che risultò essere un passaggio attivo e consolidato per il transito in generale di grandi vertebrati.

I collegamenti tra dati climatici, cronologici e archeologici del Levante e dell’Arabia indicano che il Levante fosse un corridoio molto “verde” e ricco di acqua, e ciò ha permesso la dispersione umana.
A tal proposito, verso marzo è stata pubblicata una ricerca a riguardo. Ormai conosciamo bene alcuni aspetti che riguardano la nostra evoluzione e quella di altri ominini, ma quello che rimane difficile da studiare, il più delle volte, è la dispersione delle varie popolazioni nel corso del tempo (e dello spazio), questo perché non tutti i dati ambientali si fossilizzano e, quindi, alcune volte non possiamo far altro che ipotizzare come e dove una certa popolazione si sia spostata nel tempo.

Quella più intrigante, perché ci riguarda da vicino, è l’espansione delle popolazioni di Homo sapiens fuori dall’Africa verso l’Asia, e in questo caso potrebbe aver svolto un ruolo importante la regione dell’attuale Iran (questo vale anche per Homo neanderthalensis).
I dati raccolti in questa ricerca del 2023 (citata nei commenti) indicano che i periodi umidi avrebbero facilitato l’espansione di popolazioni umane nell’Asia occidentale durante il Pleistocene superiore. Non è una novità, perché il concetto è già assodato, ma fino ad ora non era mai stato creato un modello paleoidrologico spaziale completo ad alta risoluzione per quanto riguarda l’Iran settentrionale. In sostanza, è stata valutata la disponibilità d’acqua e la relativa influenza sulle dispersioni delle popolazioni umane verso est in Asia.

Cosa indicano le analisi:

  • Nel MIS 5 (ne parlerò brevemente alla fine del post) c’erano opportunità per gli ominini di percorrere una rotta settentrionale attraverso le montagne Alborz e Kopet Dagh e il deserto Dasht-I Kavir, grazie alla presenza di fonti di acqua dolce;

  • viene riconosciuta una nuova rotta meridionale lungo i monti Zagros che si estende verso est, in direzione del Pakistan e dell’Afghanistan;

  • è stata identificata una potenziale rotta settentrionale durante il MIS 3, che avrebbe consentito lo spostamento di ominini e altre specie nel sud-ovest asiatico;

  • tra i periodi umidi, queste interconnessioni sarebbero diminuite, isolando le popolazioni dei monti Zagros e Alborz, dove gli ominini potrebbero aver continuato ad avere accesso all’acqua;

  • pare non ci siano state rotte costiere nella regione meridionale, ma nel MIS 5 viene riconosciuta una rotta nell’entroterra meridionale che si sviluppa dalle pianure del Tigri e si espande attraverso l’Iran nord-occidentale.

Con MIS si indica lo “stadio isotopico marino” dell’ossigeno. Senza entrare troppo nei dettagli, si misurano le concentrazioni degli isotopi 16 e 18 dell’ossigeno e, in base al rapporto tra questi isotopi, rinvenuti nei sedimenti o nei fossili, si riesce a capire se parliamo di periodi caldi o freddi. I MIS dispari, come il 3 (57.000 anni fa circa) o il 5 (130.000–80.000 anni fa circa), indicano periodi relativamente caldi (interglaciali).

Fonti:

  • Mahmoud Abbas et al. Human dispersals out of Africa via the Levant.Sci. Adv.9,eadi6838(2023)

  • Shoaee, M. J., Breeze, P. S., Drake, N. A., Hashemi, S. M., Vahdati Nasab, H., Breitenbach, S. F. M., Stevens, T., Boivin, N., & Petraglia, M. D. (2023). Defining paleoclimatic routes and opportunities for hominin dispersals across Iran. PLOS ONE, 18(3), e0281872.