Evolution never sTOPS!
Pareidolia: un adattamento molto antico
Vi è mai capitato di vedere un viso o una forma umana quando, in realtà, di umano non c'è nulla?
UOMO: PRESSIONI EVOLUTIVE E ADATTAMENTOSAPIENS: ARTE E SOCIETÀ
1/15/20253 min leggere
La Pareidolia è un fenomeno psicologico istintivo che porta a vedere ciò che non c'è. La più diffusa è quella che ci fa vedere i volti dove effettivamente non ci sono, ma il nostro cervello associa quella forma ad un qualcosa che conosciamo in quanto quella forma ci provoca una certa emozione, positiva o negativa che sia. Quante volte vi sarà capitato di scambiare un'ombra per una persona? Potete stare tranquilli perché non siete pazzi, ma è il nostro cervello che cerca di metterci in guardia.
È un fenomeno che ha una grande valenza evolutiva in quanto associamo immagini o suoni ad una forma familiare e conosciuta a noi(e al nostro cervello), che ci porta effettivamente a vedere qualcosa che non c'è ma che si trova solo nella nostra testa. Questo ci ha portato, nel corso della nostra evoluzione, ad essere più reattivi al pericolo poiché ci permette di individuarlo anche con solo pochi indizi.
È sempre meglio scappare da un ombra che sembra un predatore senza correre il rischio che il predatore effettivamente ci sia.
Esistono anche altre varie sfaccettature che riguardano la nostra quotidianità, come per esempio la Pareidolia acustica, cioè quel fenomeno che ti porta ad associare una canzone ascoltata al contrario ad un messaggio satanico o complottistico(Lady Gaga e Katy Perry ne sanno qualcosa).
La pareidolia è la spiegazione più semplice e razionale ai fenomeni paranormali. Quindi, non preoccupatevi se vedete un fantasma di notte perché è sicuramente il vostro cervello che vi sta mettendo in guardia davanti ad un possibile pericolo o sta semplicemente scambiando un'ombra a forma di sagoma per un qualcosa di paranormale.
L'arte rupestre già 40.000 anni fa circa era (in parte) influenzata dal fenomeno visivo della pareidolia
Questo fenomeno è molto importante perché, il più delle volte, il nostro cervello associa ombre o figure a qualcosa di noto, come per esempio un volto. Qui la situazione è leggermente diversa perché sono stati rinvenuti alcuni dipinti che raffigurano animali in alcune grotte nel nord della Penisola Iberica e sono caratterizzati da figure semplici, coadiuvate da crepe e curve.
Sono stati utilizzati software per replicare le fonti di luce utilizzate dai paleoartisti (fuoco o da piccole torce) e capire un po' la dinamica artistica dei siti.
Il risultato è che oltre il 50% delle raffigurazioni mostra una forte relazione con le caratteristiche naturali della grotta. Erano semplici e prive di dettagli come capelli od occhi, e ciò suggerisce che la pareidolia guidasse in parte gli artisti. Per esempio, i bordi curvi della parete della grotta venivano usati per rappresentare il dorso di animali come i cavalli, mentre le fessure venivano usate per rappresentare le corna di bisonti o di altri bovidi.
I dettagli comunque indicano che l'80-83% delle pitture di Las Monedas e Las Pasiega posseggono una relazione diretta con le caratteristiche topografiche della grotta. Si tratta, come detto prima, di uno stile relativamente semplice, come se i paleoartisti non avessero aggiunto volutamente dei dettagli. Magari rispecchiava il movimento artistico dell'epoca e di quella data regione.
Per esempio, per La Pasiega, le zampe posteriori degli animali sono spesso raffigurate rappresentando solo la testa e la linea dorsale dell'animale, caratteristica tipica delle raffigurazioni delle zampe posteriori nel tardo Solutreano della Spagna settentrionale.
A questo punto, gli autori parlano di una sorta di "collaborazione" tra grotta e l'artista, con la pareidolia che assume ruoli diversi in base al contesto. Poteva essere Dominante, quando la pareidolia era il fattore dominante che influenzava le rappresentazioni figurative. In parole povere, si dipingeva seguendo esclusivamente i tratti topografici della grotta; assumeva un ruolo Collaborativo quando la pareidolia giocava un ruolo importante, ma parziale, assieme all'intenzionalità dell'artista. In parole povere, quest'ultimo si aiutava con le curve o le fessure della grotta, ma andava un po' oltre aggiungendo altri dettagli o particolari (intenzionalità); Infine, poteva svolgere un ruolo Passivo: la pareidolia in questo caso era quasi ininfluente, con l'artista che dava completamente sfogo alla sua creatività.
Questo, però, non vuol dire che tutte le immagini fossero completamente guidate da questo fenomeno, ma che anche in parte gli artisti abbiano sfruttato fessure o bordi naturali come base per la loro creatività. È un processo ricco di sfumature, con la grotta che aveva il potenziale di esercitare una forte influenza sulla forma e il posizionamento delle raffigurazioni.
Riguarda anche altri animali?
Beh, questo fenomeno caratterizza tanti altri animali, come per esempio gli scimpanzé e questo denota come questa capacità sia un'eredità antichissima. Non essendo il mio campo quello dell'etologia, proverò in breve a parlare di questa ricerca.
I ricercatori si sono posti l'obbiettivo di capire se anche gli scimpanzé siano in grado di vedere facce mentre guardano le nuvole, e per far ciò hanno scelto 5 scimpanzé provenienti dall'Università di Kyoto. Questi erano già abituati al riconoscimento dei volti, pertanto sono stati sottoposti a test visivi di vario genere.
Le immagini contenevano vari oggetti che ricordavano delle facce (felici o tristi). I ricercatori, per capire se vedessero veramente volti negli oggetti, hanno modificato queste immagini (distorte). Il risultato è che questi primati hanno mostrato una netta preferenza nello scegliere le immagini che ricordassero facce. Insomma, i risultati dimostrano che gli scimpanzé sono in grado di riconoscere volti in qualsiasi oggetto o forma, e pertanto non è da escludere che anche l'antenato Pan-Homo fosse in grado di riconoscere i volti in un oggetto.
Fonti:
Tomonaga, M., Kawakami, F. Do chimpanzees see a face on Mars? A search for face pareidolia in chimpanzees. Anim Cogn 26, 885–905 (2023).
Wisher, I., Pettitt, P., & Kentridge, R. (2023). Conversations with Caves: The Role of Pareidolia in the Upper Palaeolithic Figurative Art of Las Monedas and La Pasiega (Cantabria, Spain). Cambridge Archaeological Journal, 1-24


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