Evolution never sTOPS!
Perché i mammiferi maschi non allattano?
Può sembrare una domanda banale, in realtà, la situazione è un po’ più complessa, oltre che interessante dal punto di vista evolutivo.
EVOLUZIONE IN DIRETTA: ZOOLOGIA
9/24/20253 min leggere
Può sembrare una domanda banale, e qualcuno può pure rispondere: "Perché sono maschi, punto!". Ma in realtà, la situazione è un po’ più complessa, oltre che interessante dal punto di vista evolutivo. Infatti, nei mammiferi, l'allattamento è quasi esclusivamente femminile. Esistono rari casi, delle eccezioni alla regola, che però non cambiano significativamente questa affermazione. Del resto, la natura è piena di eccezioni, come il pipistrello della frutta Dayak, in cui il maschio è capace di produrre latte. Ma qui entrano in gioco altri fattori.
Sostanzialmente, nel corso di questa storia, uno dei meccanismi evolutivi che ha avuto più voce in capitolo è la selezione naturale. Infatti, sono state selezionate specie caratterizzate da un allattamento uniparentale, perlopiù materno, proprio perché la trasmissione del latte esclusivamente per via materna comporta una minore trasmissione di microbi potenzialmente dannosi. Non è così improbabile pensare che gli antichi mammiferi fossero caratterizzati da individui sia maschili che femminili capaci di produrre latte. Insomma, un allattamento uniparentale è un adattamento molto vantaggioso.
Gli scienziati si sono sempre interrogati su questa "mancanza". Infatti, si pensava che la non produzione di latte nei maschi fosse legata ad altri fattori, considerando gli individui maschili come "incapaci" di prendersi cura della prole, proprio perché apparentemente sembrano spendere meno energie e risorse rispetto alle madri. Alcuni hanno ipotizzato che la monogamia e la competizione sessuale abbiano favorito maschi incapaci di produrre latte.
Nonostante queste ipotesi abbiano alcuni spunti validi, ora si sa che il microbioma svolge un ruolo molto interessante in questa storia. Infatti, il latte è ricco di batteri, virus, funghi e intere comunità microbiche capaci di influenzare la salute della prole. Una volta ingeriti, questi microrganismi influenzano le difese immunitarie e la digestione. Tuttavia, non è tutto oro ciò che luccica: non tutti i microbi sono "benevoli", e alcuni possono essere letali, soprattutto per i neonati.
Ecco il primo ed interessante punto: se anche il maschio allattasse, la probabilità di trasmissione di microrganismi patogeni aumenterebbe considerevolmente, con il rischio di alterare il microbioma in modo critico, soprattutto nelle prime fasi dello sviluppo.
A questo si aggiunge la matematica. Infatti, i ricercatori hanno creato un modello matematico che permette di comprendere meglio la trasmissione microbica dai genitori alla prole. In sintesi, l'allattamento materno limita la trasmissione di microrganismi nocivi, considerando che questi vengono già trasmessi alla prole sia durante la gravidanza che al momento del parto. Se vogliamo, è una situazione molto simile a quella del DNA mitocondriale, che viene ereditato dalla prole esclusivamente per via materna (sebbene esistano rarissimi casi di trasmissione maschile). Questo meccanismo riduce la probabilità di acquisire mutazioni potenzialmente dannose.
Di conseguenza, arriviamo a un altro punto estremamente interessante: l’assenza di allattamento maschile è stata favorita da una serie di pressioni evolutive nel corso del tempo, portando questo "carattere" a stabilizzarsi nei vari gruppi di mammiferi. Inoltre, questa "strategia" può diventare ancora più efficace se affiancata alla monogamia, che in questo caso contribuirebbe a ridurre la diffusione di infezioni sessualmente trasmissibili.
Dal punto di vista ambientale, come dimostrato dal modello matematico, una specie in cui sia i maschi che le femmine producono latte risulta molto svantaggiata. Questo perché la trasmissione materna funge da linea di difesa contro i microrganismi dannosi, selezionando quelli "benefici" ed eliminando i patogeni.
Ma non si tratta solo di latte: è una sorta di coevoluzione tra i mammiferi e le comunità microbiche presenti nel latte materno. Infatti, diversi studi hanno confermato la presenza di comunità microbiche complesse nel latte, che diventano parte integrante del microbioma intestinale infantile. Queste comunità inibiscono microrganismi patogeni e forniscono un supporto durante la digestione del latte. Si tratta di una sorta di scambio di favori: "Io vivo nel tuo latte e, in cambio, elimino (quasi) tutte le minacce e ti aiuto nella digestione".
Ma non è solo una questione fisiologica, è anche genetica. Negli individui femminili sono presenti geni che promuovono la produzione di prolattina, mentre nei maschi questi geni sono assenti (sempre tornando al discorso della selezione naturale). Eppure, l'assenza di latte, o meglio, l'incapacità dei maschi di produrlo, non deve trarre in inganno: la mancanza di allattamento ha potenzialmente favorito lo sviluppo di altri comportamenti legati alla cura parentale, come ad esempio il trasporto della prole da un luogo ad un altro. Insomma, questa "mancanza" viene compensata in vari modi. Tuttavia, questa situazione non dura in eterno. Il "filtro simbiotico" è attivo solo fino allo svezzamento, dopodiché il microbioma intestinale sarà influenzato principalmente dall’ambiente.
Fonte testo: Fagan, B.T., Constable, G.W.A. & Law, R. Maternal transmission as a microbial symbiont sieve, and the absence of lactation in male mammals. Nat Commun 15, 5341 (2024)
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