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Quella volta in cui hanno estratto DNA mitocondriale...direttamente dai sedimenti
A volte, se le condizioni geologiche e biologiche lo consentono, il DNA antico può preservarsi anche anche nei sedimenti, o su strumenti in pietra.
I PIÙ ANTICHI GENOMIOMININI: INCROCI E GENETICAL'UOMO DI DENISOVA
7/27/20251 min leggere
Vi sembra strana come ricerca? Sembra una presa in giro? Vi giuro di no, e ci sono delle valide spiegazioni scientifiche in merito. Lo so, siamo abituati a trovare tracce molecolari dalle ossa, o da resti di origine organica, ma questo approccio permette di ampliare il range di studio anche in assenza di ossa o di materiale anatomico.
Questo è uno studio relativamente datato, del 2017, dove il protagonista è il gruppo di ricerca Svante Pääbo. Si tratta di una metodologia relativamente "nuova"(ora è quasi la norma), che consiste nell'estrazione (e nell'arricchimento) del DNA dal sedimento, a patto che comunque il sedimento presenti delle condizioni ottimali per la preservazione di materiale genetico, come per esempio le basse temperature.
In primis, il lavoro mostra che è stato possibile distingue le sequenze umane antiche da quelle odierne, dovute per esempio alla contaminazione dei siti durante gli scavi, quindi già di per sé questo è un risultato strabiliante. In secondo luogo, questo approccio permette di capire se certi siti sono stati popolati da ominini, senza necessariamente poter/dover lavorare con resti ossei che, come ben sapete, il più delle volte scarseggiano.
Analizziamo brevemente i vari processi e gli altri risultati della ricerca:
Sono stati studiati 85 campioni provenienti da diversi siti archeologici europei come Belgio, Croazia e Spagna e, con un protocollo di arricchimento del DNA mitocondriale, i ricercatori hanno ottenuto sequenze di DNA associate a diversi gruppi di mammiferi come bovidi, cervidi, canidi ecc.;
frammenti molecolari assocciati a 𝙃𝙤𝙢𝙤 𝙣𝙚𝙖𝙣𝙙𝙚𝙧𝙩𝙝𝙖𝙡𝙚𝙣𝙨𝙞𝙨 sono stati rinvenuti in più campioni;
sui molti Altai, invece, grazie a questa metodologia sono state estratte sequenze molecolari di Denisova;
è stato possibile studiare alcune sequenze rinvenute su materiale osseo raccolto negli anni precedenti. E' un aspetto interessante perché questo materiale, non raccolto appositamente per svolgere uno studio genetico del genere, è stato sottoposto a 'temperatura ambiente' per parecchio tempo, quindi in sostanza questa metodologia permetterebbe di raccogliere informazioni genetiche, quando possibile, su materiale raccolto nel passato, quando non esistevano tecniche così avanzate sia per la preservazione del campione che per l'estrazione del materiale genetico;
il sedimento giocherebbe un ruolo fondamentale nella preservazione di tessuti molli o di molecole, e potenzialmente possono fornire maggiore informazioni rispetto ai reperti ossei/fossili.
Fonte: Viviane Slon et al., Neandertal and Denisovan DNA from Pleistocene sediments.Science356,605-608(2017).
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