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Tracce di cannibalismo...
La domanda più pertinente è: quando il cannibalismo ha assunto un significato importante dal punto di vista culturale in passato?
L'UOMO E LE TRACCE DI CANNIBALISMO
9/25/20254 min leggere
Il cannibalismo è un concetto molto affascinante sia in biologia sia per ciò che concerne l'evoluzione umana. Anche perché il cannibalismo è un tabù: da nessuna parte del mondo si pratica, se non in alcune popolazioni isolate. Ci sono prove di cannibalismo antiche milioni di anni, attribuite agli ominini e anche al genere Homo, ma ad un certo punto è diventato parte integrante dell'evoluzione umana. Quindi la domanda più pertinente è: quando il cannibalismo ha assunto un significato importante dal punto di vista culturale in passato?
Ci troviamo nella grotta di Maszycka, vicino Cracovia, in Polonia, e siamo nel Paleolitico superiore, circa 18.000 anni fa. I resti sono attribuiti alla cultura magdaleniana, che si diffuse in Europa tra circa 23.000 e 14.000 anni fa, e sono già state trovate tracce di cannibalismo attribuite a questa cultura.
Sono state trovate almeno 53 ossa appartenenti a 10 individui, non solo adulti ma anche bambini. Tutte queste ossa sono state studiate attraverso la microscopia 3D per tracce di taglio, fratture e disarticolazioni, al fine di chiarire meglio la situazione. Nel 68% delle ossa sono state trovate tracce di manipolazione intenzionale, come tagli netti causati da strumenti litici, fratture perimortem (cioè avvenute attorno al momento della morte), rimozione dei tessuti molli e fratture craniche che sembrano essere compatibili con l’accesso alla cavità cerebrale.
Ciò che ne consegue è che alcuni ricercatori hanno ipotizzato si tratti di cannibalismo, mentre altri parlano di riti funerari alternativi. Per la prima ipotesi, ciò che ne risulta è che quelle ossa siano le rimanenze di un pasto o comunque di un comportamento legato a funzioni alimentari: magari si sono nutriti di quei resti per sopravvivere, oppure era una prassi consolidata e tipica di quella popolazione. Le fratture sistematiche e la distribuzione delle modificazioni sono compatibili con la macellazione di corpi umani. E tra le parti più consumate ci sarebbero i crani, da cui veniva estratto il cervello.
La seconda ipotesi, quella legata ai riti funerari alternativi, invece, potrebbe riferirsi a una scarnificazione rituale, comportando così una deposizione secondaria delle ossa. La selezione di certe parti anatomiche, come i crani, sarebbe compatibile con pratiche simboliche. Tuttavia, questa ipotesi è leggermente più debole della precedente, in quanto nel sito sembrano mancare le sepolture primarie e i resti non sono ordinati.
Concentriamoci ora sul cranio e sul cervello. Quello che i risultati ci raccontano è che le fratture craniche sono coerenti con l’apertura intenzionale del cranio, e come indicato da studi precedenti, il cranio è stato utilizzato come una sorta di "coppa" durante i rituali. Lo studio attuale, invece, mostra un comportamento diverso: la consumazione del cervello, che si aggiunge a tanti altri e diversi comportamenti, come tagli da utensili litici (cut marks), decorazioni su ossa umane e l’utilizzo di esse come materia prima per strumenti o oggetti rituali.
Ma quali potrebbero essere le motivazioni del cannibalismo?
Le risposte sono molteplici. In primis, potrebbe essere dovuto alla concorrenza per le risorse alla fine dell’ultima glaciazione, causata anche da un incremento della popolazione nel tardo Magdaleniano. In realtà esistono diverse tipologie di cannibalismo. Vediamone alcune brevemente:
Endocannibalismo: consumo di membri del proprio gruppo (spesso rituale).
Esocannibalismo: consumo di nemici o individui esterni (spesso simbolico o punitivo).
Di conseguenza, il cannibalismo umano non è diverso da quello di altre specie animali. Questo perché la nutrizione è la base della sopravvivenza, e nutrirsi di un conspecifico – sia direttamente (caccia o lotta), sia indirettamente (necrofagia intraspecifica) – può rientrare in dinamiche evolutive, oppure rispondere a scopi rituali, simbolici, patologici o comportamentali. A livello accademico, non tutti concordano sulla definizione di cannibalismo, o meglio, sull’interpretazione dei segni e dei dati raccolti. Per esempio, l’assenza di sepoltura non è necessariamente legata al cannibalismo, ma lo scenario cambia se, oltre all’assenza di sepolture, si trovano anche fratture sui resti ossei: questa è una forte evidenza di cannibalismo.
Il sito di Maszycka fornisce quindi forti evidenze di cannibalismo culturale, e in generale la pratica sembra essere diffusa e sistematica in ambito magdaleniano. Il cannibalismo era integrato nei sistemi culturali, e non solo una risposta a crisi. Questo comportamento si unisce a un insieme più ampio di comportamenti funerari complessi nel Paleolitico superiore europeo.
Vediamo brevemente I risultati più interessanti:
Il 69,8% dei resti sono frammenti cranici e mandibolari; il restante 30,2% è postcraniale.
Sono presenti minimo 10 individui: 6 adulti, 4 giovani. L’età è stata stimata tramite dentizione ed epifisi ossee. È attestata la presenza di un bambino di circa 6 anni (mandibola + scapola) e di altri individui adolescenti tra i 10 e i 23 anni.
Non esiste alcuna distinzione rituale tra adulti e bambini nella lavorazione.
36 resti su 53 (67,9%) mostrano modifiche culturali evidenti: 31 con segni di taglio (cut marks): lineari, profondi, paralleli, con sezione a "V". 24 frammenti cranici (64,8%) presentano segni di scalping (tagli paralleli alla sutura sagittale), scorticamento e rimozione dei muscoli temporali e auricolari.
L’apertura del cranio per l’estrazione del cervello presenta fratture, percussioni, tacche su sutura lambdoidea e altre aree, mentre le mandibole presentano tagli per separarle dal cranio (disarticolazione).
Anche le scapole presentano segni particolari come scorticamento (slice marks) e disarticolazione (tagli e peeling), così come gli arti mostrano tagli e fratture sui femori (defleshing e fratture per estrarre il midollo).
Nessuna traccia di morsi umani rilevata (ma ossa di mani/tronco quasi assenti, dove di solito si osservano).
La lavorazione è stata immediata, subito dopo la morte, in quanto non è presente nessun segno di decomposizione (ciò esclude la teoria del rituale post mortem).
Non vi è nessuna selezione anatomica: quindi gli individui venivano completamente macellati.
Questi, invece, sono i dati che non confermano la manipolazione rituale:
I tagli non sono abbastanza sistematici per la produzione di tazze craniche.
Non è presente nessuna evidenza legata a un comportamento rituale (es. ocra ed offerte).
I resti umani sono stati trovati assieme ai resti di animali, come evidenziato in altri siti dove sono state trovate tracce di cannibalismo.
Queste invece sono le possibili conseguenze del cannibalismo:
Il miglioramento climatico ha favorito l’aumento della popolazione umana in Europa.
L’espansione dei cacciatori-raccoglitori è avvenuta verso l’Europa centrale, e ciò ha comportato forse l’aumento delle tensioni in quei territori.
Una delle ipotesi è che si tratterebbe di cannibalismo di guerra, o esocannibalismo. Potrebbe trattarsi di vittime trattate come trofei, in quanto sembra esserci mancanza di empatia e di rispetto nei confronti dei cadaveri.
Trovandoci di fronte a un numero vario di individui anche per quanto riguarda l’età, è possibile che si tratti di un’unità familiare.
Fonte: Marginedas, F., Saladié, P., Połtowicz-Bobak, M. et al. New insights of cultural cannibalism amongst Magdalenian groups at Maszycka Cave, Poland. Scientific Reports 15, 2351 (2025).
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