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Tre cladi di primati del Nuovo Mondo: nuove prove fossili sull’origine africana
Fossili rinvenuti nell’Amazzonia brasiliana e occidentale mostrano come piccoli primati platirrini, simili ad Eosimiidae africane, abbiano attraversato l’Oceano Atlantico su “zattere naturali” circa 34 milioni di anni fa, anticipando di milioni di anni la colonizzazione del Sud America e la diversificazione dei lignaggi di primati basali.
PALEOBIOGEOGRAFIA: NOTIZIE ED INFORMAZIONIINFORMAZIONE SUI I PLATIRRINI
8/31/20253 min leggere
I primati platirrini, conosciuti anche come "scimmie del Nuovo Mondo", vivono esclusivamente in Sudamerica, anche se non sono proprio "autoctoni" in quanto si ipotizza che l'antenato comune fosse africano (originatosi nel Paleogene, meno di 60 milioni di anni fa). I primi fossili associati al lignaggio dei platirrini vennero datati circa 26 milioni di anni fa (tardo Oligocene), e studi successivi (legati ad alcuni fossili di primati del Perù risalenti al Tardo Eocene) retrodatarono i fossili più antichi legati a questo lignaggio di circa 10 milioni di anni.
Ed ora? Beh, retrodatiamo ancora!
Nell'Amazzonia Occidentale, come detto prima, sono stati rinvenuti i fossili di due distinti cladi di primati antropoidi (o di origine africana) che colonizzarono il Sud America circa 34 milioni di anni fa, a ridosso della transizione Eocene-Oligocene. Ora, a questi due cladi, se ne aggiunge un altro in quanto è stato rinvenuto un fossile di primate nell'Amazzonia brasiliana che presenta molte somiglianze con i primati "eosimiidi" (Eosimiidae, una famiglia estinta originatasi in Asia Meridionale). La somiglianza con quest'ultimo gruppo ci indica che le piccole dimensioni, accompagnate a una dieta frugivora e insettivora, avrebbero aiutato questo clade a superare il viaggio dall'Africa al Sud America, su una zattera naturale. Questo tipo di colonizzazione non è così raro, in quanto anche molte isole come quelle delle Galapagos sono state abitate da una miriade di animali proprio grazie ad eventi naturali del genere.
Le analisi filogenetiche basate sulla morfologia degli antropoidi del Vecchio Mondo e delle scimmie estinte ed esistenti del Nuovo Mondo (Platirrine) indicano che le dispersioni coincisero con l'Optimum Climatico dell'Eocene medio-superiore (circa 40,5 milioni di anni fa). Insomma, questa sorta di "invasione" ha caratterizzato ben 3 cladi di primati e ben prima di quanto testimoniato dai fossili precedenti. La nuova specie è stata denominata Ashaninkacebus simpsoni che, come detto prima, mostra affinità dentali con le eoscimmie africane (di origine asiatica) ma in generale anche con Amamria (Nord Africa, del tardo Eocene). L'Africa e l'Arabia a quel tempo formavano un'unica grande isola che ha svolto un ruolo molto importante per lo scambio faunistico tra i vari continenti; infatti tra gli animali che riuscirono ad attraversare l'Oceano Atlantico troviamo i primati citati prima e i roditori istricognati (istrici, cavie, cincillà, ecc.).
I primi primati del Sud America mostrano poca somiglianza, a livello adattativo, con le platirrine del Tardo Oligocene e del Miocene inferiore, ma la scarsità fossile non riesce a fare molta chiarezza sulla posizione all'interno dei Platyrrhini. Ciò che conta, però, è che questi nuovi dati indicano che le ridotte dimensioni e la dieta frugivora e/o insettivora avrebbero aumentato la possibilità di sopravvivere su una zattera naturale, una sorta di isola galleggiante che viaggiò per molto tempo in acqua.
E gli altri cladi?
Faccio riferimento a una ricerca pubblicata nel 2015 e parliamo di Perupithecus ucayaliensis. Questo primate mostra una scarsa somiglianza con i primati sudamericani estinti o ancora viventi, ma mostra somiglianze con gli antropoidi africani dell’Eocene. I fossili in questione sono dei molari superiori (uno completo ed uno incompleto) ed un molare inferiore (completo) della fauna locale (Santa Rosa, Perù orientale): quelli superiori presentano vaghe somiglianze con le Callithrichinae (famiglia di scimmie platirrine viventi) mentre, le morfologie primitive, sono più vicine a quelle degli antropoidi africani del Paleogene.
Quindi, Perupithecus presenta somiglianze con l’antropoide africano del Medio Eocene Talahpithecus (38-39 milioni di anni, Dur At-Talah, Libya), sia per morfologie che per le dimensioni ma differiscono solo in alcuni piccoli dettagli: Perupithecus presenta un metacono poco sviluppato (cioè la cuspide posteriore esterna del molare superiore). Le analisi filogenetiche identificano le due famiglie come "taxa sorelle", collegando in qualche modo i primati del Nord Africa e quelli peruviani.
Vediamo ciò che ne consegue:
i primati rinvenuti nel sito di Santa Rosa sono collegati a primati antropoidi che fungono da base al lignaggio attuale (pre-platirrine) che si è differenziato in Africa, da antenati antropoidi;
le platirrine dell'Eocene discendono da un gruppo africano originatosi in Africa, oppure
le platirrine si sono originate in Africa e migrarono solo successivamente in Sud America. Lì in Africa si estinsero e generi come Talahpithecus (a cui forse sarebbe associato Proteopithecus) apparterrebbero ad un gruppo basale.
Come sono arrivati i primati dall'altra parte dell'oceano?
La teoria (scientifica) più diffusa è che, grazie proprio alle piccole dimensioni e al fatto che questi primati fossero insettivori, riuscirono a sopravvivere su "zattere naturali", una sorta di ecosistema galleggiante ed autosufficiente (almeno per un certo periodo) capace di trasportare piccoli taxa un po' in giro e lontani dal loro areale originario. Del resto, è così che animali quali le lucertole riuscirono a colonizzare isole lontane, e molto probabilmente ci riuscirono anche questi primati basali. Questa situazione avrebbe favorito l'arrivo di diversi cladi consentendone poi la diversificazione in più gruppi o lignaggi. La presenza di ben 3 cladi dimostra che questa fortunosa traversata non fu "una tantum" ma un evento relativamente frequente.
Fonti testo:
Bond, M., Tejedor, M., Campbell, K. et al. Eocene primates of South America and the African origins of New World monkeys. Nature 520, 538–541 (2015).
L. Marivaux, F.R. Negri, P. Antoine, N.S. Stutz, F.L. Condamine, L. Kerber, F. Pujos, R. Ventura Santos, A.M.V. Alvim, A.S. Hsiou, M.C. Bissaro, K. Adami-Rodrigues, & A.M. Ribeiro, An eosimiid primate of South Asian affinities in the Paleogene of Western Amazonia and the origin of New World monkeys,Proc. Natl. Acad. Sci. U.S.A.120 (28) e2301338120, 2023.
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