Evolution never sTOPS!
Un olfatto complesso comparve nei pesci cartilaginei già nel Devoniano (circa)
Un fossile del Tardo Devoniano rivela tessuti molli e una specializzazione olfattiva paragonabile a quella degli squali martello odierni.
SQUALI: PALEOBIOLOGIA
8/30/20252 min leggere
Gli squali, come ben sappiamo, difficilmente si preservano e di solito a noi arrivano solo pochi resti, come per esempio i denti. Il fossile in questione si è conservato in una condizione tale da presentare tessuti molli, scaglie, muscolatura, fegato, tratto digestivo e impronte di vasi sanguigni. Visse nel Tardo Devoniano (circa 350–383 milioni di anni fa), un periodo nel quale incominciarono a proliferare una moltitudine di pesci (e non solo!). Potete dunque immaginare la situazione ecologica: esistevano molti pesci dotati di “scudi” naturali, come gli gnatostomi, e predatori all’apice della catena alimentare come Dunkleosteus.
Questa specie presenta una caratteristica unica, o meglio una caratteristica moderna tipica degli squali martello: gli organi nasali ampiamente separati. Questa scoperta suggerisce che l’olfatto specializzato degli squali fosse già stato selezionato in un periodo in cui questi predatori incominciarono ad affermarsi. Si tratta dunque di un carattere molto antico, quasi quanto gli stessi pesci cartilaginei.
La pressione ambientale ha giocato un ruolo fondamentale in questa storia, e i mari del Devoniano videro la proliferazione di una moltitudine di specie, che a loro volta presentarono una grande varietà di caratteri, tali da permettere le più disparate specializzazioni. Una specializzazione del genere ha permesso a questi pesci di individuare le prede, di nuotare in modo efficiente oppure di sfuggire ad altri predatori, come il placoderma Dunkleosteus (il cosiddetto “pesce corazzato” che presentava gnatali molto affilati).
Questi nuovi fossili provengono dalle regioni di Maïder e Tafilalt in Marocco, e sono stati rinvenuti in depositi ricchi di molluschi, placodermi, pesci ossei e cartilaginei. Questa nuova specie di squalo è stata chiamata Maghriboselache mohamezanei e l’eccezionale conservazione, combinata con la tecnica della tomografia computerizzata, ha permesso di ricostruire un cranio tridimensionale tale da fornire una visione dettagliata del neurocranio di questo pesce. Come detto prima, aveva capsule nasali molto distanziate, così come le narici e il tubo interno a esse collegato.
Le capsule distanziate sono una caratteristica che non è presente in altri squali paleozoici contemporanei o comparsi in tempi successivi, e potrebbero rappresentare il primo caso in tutti gli gnatostomi (pesci dotati di mascelle e mandibole). La maggior parte degli squali, a parte lo squalo martello che è caratterizzato da un cranio relativamente piatto, hanno capsule nasali ravvicinate. Le narici degli squali sono ben visibili sulla parte inferiore del muso, sono costituite da due canali a fondo cieco e nella parte terminale presentano cellule olfattive che, in parole semplici, analizzano la presenza di sostanze odorose disciolte in acqua.
Per quanto riguarda lo squalo martello, invece, le narici sono poste alle estremità della testa appiattita, sono di dimensioni maggiori e più distanti tra loro rispetto a quelle di altre specie di squalo. Ciò potrebbe far pensare che una condizione simile doni una capacità olfattiva superiore rispetto a narici più ravvicinate, ma i ricercatori indicano che questa condizione comporterebbe “solo” una maggiore precisione nella localizzazione degli odori.
Questo perché si ipotizza che la spaziatura consenta di determinare da quale lato l’odore sia più forte, permettendo al pesce di orientarsi verso di esso. È la capacità di “annusare in stereo” (annusare separatamente con ciascuna narice), una caratteristica posseduta con molta probabilità anche da M. mohamezanei, sebbene le capsule nasali non fossero così distanti come negli squali martello odierni.
La comparazione con gli squali attuali ha permesso di valutare se, effettivamente, il flusso d’acqua attraverso le narici influenzi la loro sensibilità olfattiva. Esiste una moltitudine di squali adattati a diversi contesti ambientali, e ciò che emerge è che non è possibile misurare — almeno al momento — la differenza di sensibilità olfattiva tra gli squali. In altre parole, uno squalo con narici ravvicinate non possiede una sensibilità olfattiva minore rispetto a uno con narici distanziate: cambia solo la capacità di localizzare gli odori.
Fonte testo e immagine: Klug, C., Coates, M., Frey, L. et al. Broad snouted cladoselachian with sensory specialization at the base of modern chondrichthyans. Swiss J Palaeontol 142, 2 (2023).


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