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Un raro fossile di un bivalve che racchiude alcuni gamberetti
Questi gamberetti, forse, si sono nascosti all'interno del guscio per sfuggire a un predatore.
MOLLUSCHI - BIVALVI
9/19/20252 min leggere
Quello che vedete in foto (alla fine dell'articolo)è un raro fossile di un bivalve che racchiude alcuni gamberetti, i quali con molta probabilità si sono nascosti all'interno del guscio per sfuggire a un predatore. Questa scoperta è molto interessante perché testimonia e retrodata un comportamento, tutt'ora diffuso, a circa 100 milioni di anni fa. Si tratta di tre piccoli gamberetti che, per una serie di motivi che tra poco elencheremo, hanno scelto quel guscio come casa o come rifugio momentaneo. Inoltre, come testimoniato dai fossili, non erano presenti tracce di barriere coralline nel sito che si trova presso Queensland, Australia.
Il bivalve che ospitò questi gamberetti è largo circa 25 cm ed è probabile che i tre gamberetti fossero in pericolo, tanto da scegliere questo bivalve come rifugio. Di lì a poco, il bivalve fu inondato di sedimenti, "fossilizzando" questa scena: tre gamberetti che cercano di sfuggire a un predatore utilizzando un'altra creatura come una sorta di difesa o riparo. Questa strategia è conosciuta come inquilinismo. È un comportamento molto diffuso sia tra gli animali terrestri che marini. Inizialmente si era ipotizzato che questa sorta di "casa vivente" fosse stata utilizzata per riprodursi o per cambiare la muta, ma l'ipotesi più plausibile è quella del nascondiglio. Infatti, buona parte degli animali filtratori sono potenziali predatori di gamberetti, a differenza dei bivalvi e di altri molluschi.
Inoltre, l'inquilinismo sembra porsi tra la simbiosi (gli organismi traggono vantaggio gli uni dagli altri) e il parassitismo (solo uno dei due organismi trae vantaggio da questa relazione). Pertanto, l'inquilino approfitta di un organismo per proteggersi da altri senza dare necessariamente qualcosa in cambio. Ci sono tracce antichissime di questo comportamento; infatti, già nel Cambriano esistevano organismi che si nascondevano nei gusci proprio per evitare di farsi catturare. Esistono molti esempi di questo comportamento sia tra i trilobiti che tra le ammoniti e i nautiloidi.
È interessante notare che nella stessa formazione sono stati ritrovati anche dei pesci (una trentina) all'interno di bivalvi. Questo ritrovamento indica che l'inquilinismo fosse già abbastanza diffuso circa 100 milioni di anni fa. Questo fossile documenta la più antica testimonianza di inquilinismo tra decapodi e bivalvi nei reperti fossili e in Australia. Inoltre, i gamberetti sono rimasti nascosti per poco tempo, poiché sono stati conservati integralmente. Ciò indica che possa essersi verificato un fenomeno ambientale abbastanza rapido da permettere la preservazione di tutte le componenti anatomiche, come la coda e le zampe ancora attaccate al corpo.
Fonte testo e immagine: Russell D.C. Bicknell, Patrick M. Smith, Timothy Holland, Adiël A. Klompmaker, Cretaceous clam chowder: The first evidence of inquilinism between extinct shrimps and bivalves, Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology, Volume 584, 2021, 110669, ISSN 0031-0182.


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