Evolution never sTOPS!
Una mattinata al Museo di Antropologia dell'Università di Bologna
A Bologna esiste un piccolo Museo di Antropologia che merita di essere visitato.
MUSEI E MOSTRE
8/22/20255 min leggere
Questo è il mio primo articolo di una lunga serie (spero!) dedicata ai musei che visito e ho visitato, sia italiani che esteri. Vi racconterò un po' in linea generale dei musei, delle collezioni, della loro storia, dedicandomi contemporaneamente a una sorta di "recensione" del tutto personale, dove analizzerò i pro e i contro della mia visita.
Se siete pronti, cominciamo!
Il Museo di Antropologia è uno dei tre musei facenti parte del grande Museo dell’Evoluzione, sito all'interno di un grande edificio in via Selmi, costruito tra gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso. Il Museo è suddiviso in tre collezioni o "sottomusei":
La Collezione di Zoologia, che si sviluppa al piano terra e al primo piano, è ricca di reperti imbalsamati e di altri materiali provenienti da collezioni del XIX-XX secolo. È ricca di varietà animali, tanto che è possibile fare una sorta di viaggio "biogeografico" per via della suddivisione "regionale" delle varie sezioni. Rimarrete davvero colpiti dalla quantità e varietà delle specie. Il secondo piano è leggermente più "moderno", in quanto troviamo diorami di ogni tipo, ricostruzioni su varie fasi della vita e degli organismi, ed altri argomenti molto interessanti legati al mondo della zoologia. A un certo punto vi sentirete anche osservati. Non vi parlerò qui nel dettaglio di questa collezione in quanto, nell’unico giorno disponibile, non sono riuscito a visitarla per via di alcuni lavori, mentre le altre due collezioni sì (che tratterò a parte). Il problema è che, come il Museo Geologico Capellini (anch’esso parte del Sistema Museale d'Ateneo), si tratta di un museo antico che risponde a specifiche leggi. Infatti sarebbe meglio parlare di "museo nel museo", in quanto le collezioni si presentano (tranne ove possibile, sempre per legge) come erano state precedentemente strutturate: vetrine (antiche) sparse per le varie sale contenenti numerosi reperti. Non esistono aree di stoccaggio: i reperti sono sparsi per il museo, nei corridoi e nelle aule dell'edificio (le lezioni dei biologi e dei naturalisti da quelle parti si svolgono spesso tra queste grandi vetrine). Da quello che ricordo, ci sono leggi che impediscono la sostituzione delle vetrine e la possibilità di modificare la collocazione degli oggetti.
Al secondo piano troviamo la Collezione di Anatomia Comparata. Qui non mi dilungo molto perché sono riuscito a visitarla, quindi ve ne parlerò in separata sede. Posso solo dire che è strapiena di reperti ossei, scheletri completi appartenenti alle più disparate specie. La peculiarità di questo museo è la sezione "tattile": il visitatore ha la possibilità di toccare con mano alcuni reperti. Il Museo, sotto questo punto di vista, è stato il primo museo d'Europa a ideare questa strategia, che sta alla base dei musei moderni.
Al terzo piano troviamo la Collezione di Antropologia, un piccolo gioiellino che, con poco spazio (minore rispetto alle altre due collezioni), permette di fare una carrellata sulle varie specie umane che hanno popolato il nostro pianeta e sui loro manufatti. Alla fine, in ordine cronologico, si arriva a varie sezioni che mostrano le scoperte effettuate nel bolognese.
Un percorso un po’ stretto ma ricco di sorprese
Appena entrato al museo, mi sono ritrovato alla mia destra un corridoio con scheletri umani recenti e davanti l'inizio vero e proprio. Sostanzialmente, quando si devono mettere in mostra reperti paleontologici, è sempre indicato un "percorso a tappe": dal reperto più antico a quello più recente. Il museo, per via anche della struttura dell'edificio, si trova in una condizione tale da dover rispettare forzatamente questo percorso. Infatti la parte che interessa l'evoluzione umana (a parte quella iniziale) fa da contorno al soffitto della Collezione di Anatomia Comparata, dove è possibile ammirare dall'alto la balenottera, il pezzo forte della collezione.
L'entrata è strutturata in modo tale da dare un'infarinatura sugli ominini in generale, introducendo le relazioni tra i primati. Ci sono vari pannelli che mostrano le parentele e divergenze tra i primati, altri che mostrano primati antichi, ed è presente una sorta di plico che contiene le informazioni di tutti questi primati, oltre a una vetrina "pseudofilogenetica" con vari crani e mandibole di primati antichi e odierni (basta dare un’occhiata per notare le differenze tra di essi).
Subito dopo questa vetrina, ci si concentra sulla "culla dell'umanità", ed il tutto inizia con una ricostruzione in scala molto carina che raffigura l'ambiente del tempo: la savana e la foresta. Si spiegano le varie dinamiche ambientali, come si viveva in questi contesti e un po' la storia sul bipedismo. Qui, a mio avviso, sarebbe stato utile inserire qualche pannello in più per spiegare le varie locomozioni che caratterizzano i primati e le loro peculiarità. In questo modo la carrellata sui primati sarebbe stata più completa.
Segue un angolo dedicato alla famosa Lucy (Australopithecus afarensis), dove sono presenti la ricostruzione/il calco dello scheletro e le impronte di Laetoli. Considero questo angolino uno dei pezzi forti del Museo, in quanto sia lo scheletro che il calco delle impronte, assieme ai banner espositivi, offrono una visione generale ma dettagliata sulle australopitecine e sull'ambiente in cui vivevano, fornendo informazioni anche sulla loro struttura sociale.
Da qui inizia forse la sezione più interessante, un corridoio che ripercorre l'evoluzione delle australopitecine e del genere Homo, seguendo la cronologia. Si vedono crani che partono dai più antichi (australopitecine e parantropi), passando per specie di transizione del genere Homo fino ad arrivare al Neolitico e a epoche più recenti.
A destra troviamo teche con crani, mandibole, altri reperti ossei (perlopiù riproduzioni) e strumenti litici. L’idea di non separare reperti ossei e strumenti è ottima: mostra come la cultura si sia evoluta insieme alla biologia.
A sinistra invece troviamo numerosi banner che spiegano vari aspetti, tra cui una rappresentazione corretta dell’evoluzione umana (senza scala evolutiva lineare).
Pro e contro
Questo è un piccolo gioiellino del bolognese che forse passa perlopiù inosservato, come del resto anche le altre Collezioni del Museo dell'Evoluzione, in quanto, ahimè, è poco pubblicizzato esternamente. Io lo conoscevo perché ho studiato da queste parti, ma un turista ci passerà per caso molto raramente. È un peccato, perché tutto il complesso potrebbe essere considerato alla stregua di un Museo di Storia Naturale, ma per certi versi è dispersivo, in quanto le Collezioni funzionano anche autonomamente (anche per quanto riguarda gli orari).
Per quanto riguarda la Collezione di Antropologia, non nego di essere molto legato a questo museo perché qui vidi per la prima volta, all’età di 23 anni, dei crani neanderthaliani. Tuttavia, se devo dare un giudizio neutro, posso dire che la Collezione merita tantissimo: stimola dal punto di vista didattico, i pannelli/banner e i reperti, pur in spazi relativamente stretti, riescono a valorizzare adeguatamente i materiali sia dal punto di vista visivo che informativo.
Caratteristiche positive da tenere in considerazione per un Museo di Storia Naturale ideale:
Percorso cronologico;
Banner/pannelli esaustivi;
Il percorso, anche se dettato dalla struttura dell’edificio, inizia e termina nello stesso punto, come un circuito. Questo lo rende meno dispersivo perché si è “costretti” a passare davanti a ogni reperto;
Materiale consultabile per approfondire (pubblicazioni sui reperti esposti e non solo).
Aspetti migliorabili:
Aggiungere qualche pannello in più per illustrare meglio le differenze tra i primati (non solo il bipedismo, ma anche le diverse forme di locomozione);
Inserire foto dei reperti originali per rendere la visita più immersiva (opzionale ma utile);
Accanto al pannello sul "bivio" tra parantropi e Homo, aggiungere un grafico delle distanze morfologiche (come quelli presenti al Museo di Burgos o nei libri di Giorgio Manzi), per offrire un quadro più completo sull’evoluzione degli ominini e mostrare al visitatore anche il “dietro le quinte” della paleoantropologia (tecniche di studio come TAC, paleontologia virtuale, ecc.).






Esplora il mondo delle Scienze Naturali, della Paleontologia, della Genetica e di tante altre fantastiche branche scientifiche.
Articoli
© 2025. All rights reserved.