Evolution never sTOPS!
Uno dei lupi meglio conservati del Pleistocene
Si tratta di uno dei lupi meglio conservati del Pleistocene, e si tratta di un cucciolo di circa 57.000-56.000 anni fa.
ORDINE CARNIVORA
9/16/20252 min leggere
Quello che vedete in foto è uno dei lupi meglio conservati del Pleistocene, e si tratta di un cucciolo di circa 57.000-56.000 anni fa.
L’eccezionale conservazione è dovuta, ahimé, al crollo della tana in cui il cucciolo si era rifugiato, rimanendo bloccato in questa sorta di trappola instabile di sabbia dove, con molta probabilità, si era rifugiato per riposarsi. In sostanza, il veloce seppellimento permise ai resti di conservarsi in modo eccezionale poiché il sedimento li riparò dall’umidità e dall’ossigeno.
È stato rinvenuto nello Yukon, in Canada, circa 8 anni fa. Ciò è stato possibile “grazie”, ahimé, allo scioglimento del permafrost che, un po’ in tutto il mondo, soprattutto in zone come la Siberia, sta permettendo il ritrovamento di animali (ma anche di virus e batteri) conservati per millenni in queste sorte di capsule del tempo. Si è decomposto poco; infatti, il pelo risulta essere relativamente morbido e tutte le componenti anatomiche si sono preservate.
Era lungo circa 40 cm dal muso alla base della coda e pesava circa 670 g. Si è capito che si trattava di un individuo femminile in quanto si sono preservati i genitali femminili, la vulva.
Sono presenti anche gli incisivi appena spuntati, i canini decidui e diversi premolari. Le epifisi non fuse indicano che questo cucciolo avesse gli stessi tassi di ossificazione di un cane domestico, e ciò che ne consegue è che al momento della morte avesse tra le 6 e le 8 settimane di vita: la completa ossificazione delle ossa carpali indica che avesse almeno 5 settimane di vita, ma l’osso ulnare distale presenta un centro di ossificazione (6 settimane), ma non risulta essere completamente formato (8 settimane).
Gli odierni lupi dell’Alaska si riproducono, in genere, fino ad aprile e, dopo una gestazione di due mesi, partoriscono in prossimità dell'inizio dell’estate. Quindi, anche grazie a una serie di analisi isotopiche, si è riusciti a capire che il cucciolo morì a luglio o a inizio agosto. È probabile che i lupi associati a questo cucciolo avessero lo stesso periodo riproduttivo e di sviluppo dei lupi odierni, quindi non è così improbabile che questi antichi cuccioli venissero svezzati tra le 6 e le 7 settimane.
Le condizioni pressoché perfette del cucciolo hanno anche permesso di svolgere studi sul DNA e di capire lo status del lupo. Vediamo alcuni di questi risultati:
Visse nel breve periodo in cui il gelo non era preponderante come nelle ultime fasi dell’ultima era glaciale. Era un periodo relativamente mite a livello climatico;
Il lupo risultava essere ben nutrito e godeva di ottima salute. Prediligeva una dieta a base di pesce, probabilmente salmone, che nei periodi di temperature miti in cui visse il cucciolo erano abbondanti nei ruscelli. Questa tipologia di dieta è diffusa tutt’ora in alcune popolazioni del Nord America;
Il lupo artico del Pleistocene appartiene alla stessa specie degli odierni lupi grigi (Canis lupus), ma risulta appartenere a un gruppo basale e non è un antenato diretto degli odierni lupi. Il DNA mitocondriale indica che esiste una somiglianza sia con i lupi della Beringia che con i lupi grigi della Russia, ed è probabile che queste popolazioni fossero distinte e si mescolassero nei pressi della Beringia, quando Alaska e Russia entravano in contatto durante i periodi di abbassamento del livello del mare.
Fonte testo e immagine: Julie Meachen, Matthew J. Wooller, Benjamin D. Barst, Juliette Funck, Carley Crann, Jess Heath, Molly Cassatt-Johnstone, Beth Shapiro, Elizabeth Hall, Susan Hewitson, Grant Zazula, A mummified Pleistocene gray wolf pup, Current Biology, Volume 30, Issue 24, 2020, Pages R1467-R1468, ISSN 0960-9822


Esplora il mondo delle Scienze Naturali, della Paleontologia, della Genetica e di tante altre fantastiche branche scientifiche.
Articoli
©2025 – All rights reserved | Le immagini presenti su questo sito provengono dal sito stesso (Unsplash), da Pixabay e Pexels (licenza stock free), da Canva (con licenza in abbonamento) e dalle ricerche citate, sempre accompagnate da primo autore e anno.